Sulla pagina “Le nostre orme – Castel Berardengo”, curata dallo storico Fosco Vivi, (noto anche per aver dato alle stampe il prezioso volume “La Berardenga e il suo castello nuovo” (in collaborazione con il professor Mario Ascheri, Roberto Farinelli, Gabriele Fattorini, Pierluigi Licciardello, Paolo Cammarosano) si parla di vita vissuta, di quando il borgo e la chiesa di Barca, (da anni in stato avanzato di abbandono e decadenza) erano abitati e vissuti.
Da notare, all’ingresso del villaggio, una lapide, quasi illeggibile con i nomi dei dieci caduti della Prima Guerra Mondiale, che rischiano di finire definitivamente nell’oblio.
“Negli anni 40-50 alla Gazzara viveva una numerosa famiglia di contadini e un uomo di questa famiglia, sodo( cioe’ scapolo )stava sempre nei campi con i maiali e faceva la calza per tutta la famiglia.Barca aveva la bottega con Sali e tabacchi e si trovava nel piazzaletto sotto la chiesa. Nelle case coloniche sopra la rupe abitavano due grandi famiglie e in cima alla scala esterna c’era la scuola con la maestra Annina Fabbri Salvadori. C’erano due turni: dalle 8 alle 10,30 la seconda e la terza classe e dalle10,30 alle 13 entravano i bambini della prima.Il prete era don Virgilio di Castelnuovo con la perpetua Beppina che ci faceva la dottrina. Davanti alla chiesa abitava Osanna, una compagna di scuola mia e il suo babbo faceva il sacrestano. Nel fabbricato in basso viveva la famiglia Aldinucci che gestiva la bottega e il padre faceva il fabbro.Un inquilino oltre che operaio agricolo faceva il barbiere e un altro faceva il calzolaio. A Barca non mancava niente! Una quarantina di ragazzi andavano a scuola e alla dottrina a Barca .Era un posto vivo e ci divertivamo da matti, liberi e indipendenti. Ora vedere quell’abbandono mette tristezza e nostalgia”.
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