La Liberazione di Vertine

In quel lontano giorno del 17 luglio del 1944, si mescolarono emozioni diverse in un breve arco di tempo: dall’arrivo dei carriarmati neozelandesi, che dettero l’impressione che il peggio era alle spalle, al quasi immediato bombardamento di Vertine, da parte di una batteria di cannoni che era posta nella collina di fronte, presso la casa colonica del Vallone.
Fu una strage, cinque i morti, quindici i feriti, con l’uscita dal rifugio posto la casa del prete Don Amos Fallaci, con il suo: “E’ finita, è finita, fuori tutti” fu una breve gioia effimera.
Nei giorni precedenti le truppe tedesche della brigata Goering, avevano terrorizzato non poco la popolazione, raccolta nelle cantine e minacciata più volte con taniche di benzina e con bombe a mano, di fare una brutta fine – come già era successo, come sarebbe di nuovo accaduto – per colpa di questi esseri in divisa indottrinati e imbevuti nel male.
Mariano Brogi fece compendere agli Alleati che dentro Vertine non c’era più un tedesco e che non era il caso di intrare in paese con i carri, disfacendo tutto.
La gente usciva dal rifugio, i tedeschi, dal Vallone osservavano la scena, l’ordine secco di aprire il fuoco e l’arrivo dei colpi di cannone a pioggia su Vertine fu questione di pochi secondi.
La chiesa, la canonica, la casa del contadino del prete, la torretta, la parte superiore di Vertine, venne disfatta in pochi attimi.
Valerio Pagliantini venne diviso in due da uno scoppio, Clara, che era con lui, fu riempita di schegge che le condizionarono perpetuamente la vita, fino a una prematura morte nel 1967.
I corpi venero portati e composti alla meglio, nella cappellina della Madonna delle Nevi.
Luisa Butti, Valerio Pagliantini, Pietro Gatti, Nazareno Cristofani e Ruggero Brocci.
Francesco, piccolissimo, vide portare via il corpo del fratello e iniziò a urlare in preda allo shock, interrotto da una provvidenziale manata di una qualsiasi mamma di Vertine.
Un dramma, per un paese così piccolo e coeso, una goccia nel mare per i disastri e i lutti della Seconda Guerra Mondiale.
Pochi anni fa, mentre era intento a farsi la barba allo specchio, Vasco Nuti sente un rumore cupo nel lavandino: una scheggia metallica di quella cannonata, rimasta sotto pelle per tanti anni, e lì, tutti pensammo alla sua cara sorella Clara.

A ricordo di questa tragedia, “La Rondine” dell’artista Fabio Zacchei.

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Una risposta a La Liberazione di Vertine

  1. daniela ha detto:

    Grazie per questo articolo…

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