Il concetto rinascimentale di città ideale, dalle proporzioni perfette che, grazie all’armonia delle sue forme ed i segreti rapporto dei suoi edifici con natura e astri, infonde la serenità e la pace nel cuore degli uomini.
In soli tre anni, dal 1459 al 1462 il sogno del papa umanista, Enea Silvio Piccolomini, Pio II si realizzò con la costruzione della città di Pienza.
Che nel romantico scorrere d’autunno, disidratata dal turismo di massa, che trasporta le proprie rabbie e pene in vacanza, appare in sottilli nebbie fra i versi di Mario Luzi e file di cipressi, si pone al pensiero finchè il sole non la disfa che troppe occasioni si sono perdute per una cappa clericale fatta Stato e perchè siamo una comunità in cui viene meno ogni virtù civile.
La riscoperta dei piccoli borghi con la quiete serena vita di campagna, l’uovo, il pomodoro dell’orto, i rapporti umani e le acidezze radiologiche di colonnisti, opinionisti, panchinare delle alte funzioni pomeridiane.
Poco a pensare a un affaccio sulla Val d’Orcia dal camminamento di Pienza, da qualche poggio del Chianti, da qualche duna delle Crete.
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