La maestosa Torre dell’Orologio è forse il simbolo per eccellenza di Castelnuovo Berardenga. Eretta nel luogo che fu la porta principale del Castello trecentesco che, è doveroso precisare, in quel punto non ebbe mai una Torre, come è stato ampiamente dimostrato dal libro del 2018 e dal ritrovamento della pianta cinquecentesca del fortilizio.
La targa marmorea del 1452, fatta realizzare dal Podestà Petrucci affissa alle pareti di Villa Saracini ( ed in copia sul fronte del ns Municipio) era solo simbolica, tant’è che un documento del 1481 riporta una decisione di Siena per la realizzazione della Torre ( in somiglianza di quella di Monteriggioni) ma non se ne fece nulla, difatti nel disegno prima citato (1560 circa), essa non appare.
Naturalmente non venne realizzata nei tempi successivi, sia perché il castello fu dismesso, sia per quanto scrive Gherardini nel 1676, quando, descrivendo il vecchio e decomposto maniero, inizia proprio dalla porta principale senza mai citare la torre.Attualmente affissa alla Torre vi è un targhetta il cui testo è: per un verso generico ed errato-baluardo medievale… e per l’altro tutto da dimostrare- ..trasformata nell’anno 1755 in Torre dell’Orologio.
In epoca medievale esisteva solo la porta di ingresso, più piccola dell’attuale di circa 40 cm, ritengo ubicata in asse a quella attuale, ma è abbastanza evidente che l’intero complesso della Torre, dalla base al vertice, fu costruito ex novo, a parte alcuni restauri avvenuti anche di recente e l’abbattimento di un muro che dalla torre spiccava lateralmente in direzione del muro rotto.
Semmai si potrebbe obbiettare che la pianta della Torre misurata sul Catasto Leopoldino (inizio ‘800) e quella misurata sul Catasto moderno risultano assai difformi nella superfice, 8 mq allora e quasi 15 mq oggi e questo è un primo mistero, pur non volendo dire che la Torre è stata costruita eppoi ricostruita, in questo caso nel XIX secolo, perché non esistono notizie al proposito
.Ma il mistero si infittisce relativamente a quella data, il 1755, indicato come l’anno della sua trasformazione… in torre dell’Orologio, facendo presagire che comunque una torre già vi fosse.Qua ci viene in aiuto proprio un documento dei Quattro Conservatori di Siena ( diciamo la ragioneria dello Stato) che proprio nel 1755 consente alla Podesteria Castelnovina di “ fare l’orologio di questo castello e questo porsi nelle mura castellane vicino alla porta” . Come si vede nessun riferimento alla Torre.
Ma c’è di più, otto anni dopo, esattamente nel 1763 un Ingegnere senese, certo Montucci, realizza una pianta della zona castellana (già molto diruta) e degli spazi pubblici e mette in bella evidenza la zona dell’ “Oriolo”, e nel descrivere la strada di accesso allo stesso così la definisce : “ strada che conduce alla porta dell’Oriolo”.
Anche in questo caso nessuna menzione della Torre, eppure questi manufatti erano talmente simbolici e costosi che non puo’ essere stata una dimenticanza, più probabilmente la Torre ancora non esisteva.E’ necessario aggiungere che i decenni finali del XVIII secolo e quelli iniziali del XIX furono assai complicati per le casse della Podesteria Castelnovina perché si dovette registrare una forte crisi economica che sarebbe gradualmente migliorata solo dopo il 1820. Proprio in quel tempo, era il 1778, il Podestà annunciò la decisione di portare a terra la campana della chiesa di San Clemente (nel Castello) onde evitare che l’imminente crollo del campanile la potesse rovinare.
Dopo una sommossa popolare riguardante anche la paventata necessità di dismettere l’orologio, pervennero solo poche risorse almeno in grado di evitare il crollo del campanile.
Questo per dire, come risulta anche dalla dismissione di alcune attività, che i denari comunitativi erano ridotti all’osso (fattore endemico peraltro) e pare difficile pensare che con quelli si sia potuto realizzare la poderosa, monumentale e costosa Torre dell’Orologio.
Di sicuro abbiamo solo il riscontro dei disegni che Ettore Romagnoli realizza attorno agli anni ’30 dell’Ottocento e dai quali si evidenzia la presenza della Torre.
E quindi vi domanderete quando e da chi sia stata realizzata quest’opera? Ad ora non sono in grado di affermare alcunchè, vi è solo qualche indizio, in verità fragile che potrebbe riguardare proprio i Saracini.
La data più probabile di inizio dei lavori della Villa è quella del 1789 e di certo la Torre avrebbe rappresentato il primo ingresso e dai caratteri trionfali , dalla parte del sottostante paese. Naturalmente siamo nell’azzardo delle ipotesi, ma d’altronde proprio i Saracini avevano le possibilità economiche per un’opera come la Torre ed in quegli anni lo dimostravano, non solo con la Villa che era il suggello al loro dominio, ma anche con l’acquisizione di vaste aree agricole che da est ad ovest, passando per il sud, circondavano anche a distanze considerevoli, proprio il paese di Castelnuovo e nelle Tenute della Madonna e della Vigna avevano individuato i luoghi strategici di organizzazione e comando.
Una prima visita all’Archivio dell’Accademia Chigiana (alla ricerca di documenti e conferme) non ha prodotto risultati, tenterò ancora con l’altro Archivio dei Chigi Saracini detenuto dalla Banca Monte dei Paschi.Purtroppo l’Archivio Comunale è incompleto proprio nella parte riferita a quel periodo, difatti una consistente mole di documentazione andò certamente smarrita durante il trasloco a Siena, avvenuto nell’anno 1839, come dimostra la mancanza di carte, inventariate e indicizzate nel 1791 proprio da un Saracini e poi scomparse.Il mistero non è risolto, non bastano certe date, scritte in questi anni senza supporto documentale, bisogna impegnarsi, ricercare e studiare, chi può, chi vuole e chi deve.
Il Castello fu ignoto nella sua forma e dimensione, nella allocazione, fino al 2018, della Torre dell’Orologio abbiamo detto, della Colonna di Piazza, abbiamo solo fantasiose ipotesi.
Naturalmente si lavora per porre fine alle incertezze storiografiche su Castelnuovo e chiunque avesse notizie più sicure e confortanti ha il dovere di metterle a disposizione di tutti, per ora solo una sensazione di rammarico, quello di non aver fatto, nel tempo, quanto era necessario. Se non siamo padroni della conoscenza sulla storia tutto sommato recente e dei simboli della Comunità, come potremo pretendere di guardare avanti con la serenità necessaria e anche con una visione del futuro più fantasiosa ed incisiva che metta a frutto le straordinarie potenzialità di un territorio. Conoscendo la ns storia potremo meglio comprendere i limiti sociologici e le ragioni di certi insuccessi collettivi e forse e con il tempo tentare dei rimedi, in caso contrario sarà più complicato ottenere risultati.
Fonte: Le nostre orme Castel Berardengo.
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