Berardenga, un Giovanni di Paolo da restaurare

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Il gruppo “Berardenga storia, arte e cultura”, in collaborazione con l’antica e ancor più meritoria Società Filarmonico Drammatica, stanno insieme ravvivando e scrivendo una nuova pagina culturale del borgo, più preso dai tagli del nastro e dai nuovi cantieri (fermi) che dalla cura e manutenzione dell’esistente.
Si è tenuta pochi giorni fa, nei locali della Società, una conversazione introdotta da Fosco Vivi,che ha illustrato gli ultimi fatti in loco, come l’inizio del movimento terra e scasso di una vigna nel Pian Tondo, (luogo nel quale si cela un insediamento etrusco di importanza notevole) seguito dall’intervento di Gianni Resti, che, a quattro mani con Fosco Vivi, stanno per dare alle stampe un libro della memoria (con la speranza del riscatto) con fatti, foto, storie, persone, di un paese quando era vivo.
A seguire, la storica dell’arte Ilaria Sciascia, ha condotto una conversazione sul Polittico dei Malavolti, l’opera grandiosa del pittore senese Giovanni di Paolo, esposta nel transetto di destra della chiesa dei santi Giusto e Clemente del capoluogo.
Affascinante ricostruzione storico – artistica di un dipinto le cui parti della predella, si sono disperse nel mondo in musei prestigiosi come il Walters Art Museum di Baltimora e l’Altemburg in Germania.

L’opera, che presto Don Vezio Elii, (fresco di nomina a Monsignore) doterà di una illuminazione più efficace per cogliere le minuzie dei particolari espressivi del pittore, nel corso di una acuta osservazione con chiesa buia e torcia accesa solo sui particolari (come gli angeli musicanti e sugli strumenti musicali dell’epoca) ha permesso alla dottoressa Sciascia, di verificare che la firma del pittore e la datazione, (poste ai piedi della Vergine), si stanno perdendo.
Di conseguenza, ha prontamente avvertito dello stato delle cose i funzionari della conservazione e restauro della Soprintendenza di Siena.

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4 risposte a Berardenga, un Giovanni di Paolo da restaurare

  1. chigi ha detto:

    Questo è un paese da abbattere, altro che restaurare, da arare e cospargere di sale come facevano gli antichi romani, è un paese che non serve a niente, se non come merce di scambio per piccole carriere.

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  2. Andrea Pagliantini ha detto:

    Non esagerare nel pessimismo e nella chiusura a riccio, qui si parla di una bellezza da curare e preservare, il che comporta un amore che ai più è incompreso, e questo, unito al fatto che per essere ascoltati e manifestare un pensiero bisogna essere radiosi portatori di idee, soluzioni e critiche costruttive, con nome e cognome, altrimenti la vedo bigia nel vedere uno spiraglio di sol dell’avvenire.

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