La malattia del cipresso in Toscana

Tutto ha inizio con una poesia di Carducci, neanche fra le più eccelse, ma che ha dato la miccia e l’innesco a un radicale stravolgimento dell’assetto paesaggistico toscano, venendo a creare una vera, finta Toscana a uso e consumo di quanti credono che i viali di cipressi siano una caratteristica regionale.
Una linea immaginaria su un crinale, dove da lontano si vedevano ad ampia distanza fra loro delle singole piante, era la linea di confine fra due realtà.
L’eleganza di un cipresso solitario, quello messo accanto a un madonnino, quello piantato per la nascita di un figlio, quelli disposti all’ingresso di un paese o intorno i cimiteri.
Prolificano ovunque queste piante, disposte persino ai margini dei  boschi, messe troppo fitte intorno case, messe su strade panoramiche, che fra pochi anni saranno ostruite da un muro verde che tarpa l’orizzonte.

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