Un saluto a Simone che presto tornerà a camminare e cibarsi della bellezza di questi olivi.
La prima rondine che sorvola il cielo di Vertine certifica l’arrivo della primavera, ma la marca da bollo che da la mossa all’inizio di tanti spicchi di sole, si ha nell’incendio di potature di olivo, mazzi di alloro e ramerino che conferiscono una pregevole fragranza aromatica ai fiori di campo si incendiano e diventano il nido per la cottura di salsicce e il ristoro di coccinelle.
Chi dirige l’orchestra è Stefania Pianigiani, la Maestra di Campo dell’Oliveta di Vertine, che con un cappellino rosa alla Bud Spencer stile “Io sto con gli ippopotami”, coordina, dirige e gestisce il colore delle tovaglie, il flusso delle cibarie ai tavoli, il taglio e la larghezza delle porzioni di dolce e il numero di fette di salame e il perimetro dei caci da tagliare.
La bellezza di bambini alle prese con ossi di costoleccio mentre contano le margherite nel campo, grandi vini, splendide donne, splendidi amanti del buono e del bello.

Caparsa, I Fabbri, Istine, Il Marroneto, Mastrojanni, Podere Erbolo, La Castellaccia, Gianluca Morrocchi, Palazzo di Piero, il rosato di Francesco Sarri, Renato Ferretti, i fagioli Coco Nano diretti da Filippo Cintolesi, chi c’era, chi non è potuto venire, chi detestando la noia ama la rilassatezza che si respira gioiosa nell’Oliveta di Vertine.