Il Costituto in lingua volgare di Siena rappresenta per l’epoca un notevole atto di democrazia e di trasparenza. Era, infatti, il 1309 quando il Comune di Siena decise di tradurre in lingua volgare l’insieme di norme e leggi che regolavano la vita pubblica, così da renderle comprensibili anche a chi non conosceva il latino, per “le povare persone et altre persone che non sanno grammatica, et li altri, e’ quali vorranno, possano esso vedere et copia inde trarre et avere a loro volontà.”
La copia sarebbe stata esposta al pubblico e doveva quindi essere scritta in caratteri grandi e leggibili, e doveva essere fissata ad una catena di ferro che ne impedisse il furto e la manomissione. Un grande segno di civiltà, di giustizia, di garanzie politico-istituzionali.
Chi governa, si legge nel Costituto del 1309, deve avere a cuore “massimamente la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini”.
Un innovativo senso politico per quella classe dirigente per cui, con occhi moderni, potremmo dire che il bene della collettività dovesse necessariamente passare dalla condivisione e dalla trasparenza e fosse al centro degli obiettivi del governo.
Il Costituto è conservato dall’Archivio di Stato di Siena ed esposto periodicamente nel percorso della mostra documentaria. Fonte: Archivio di Stato di Siena.