La tre giorni di corse fra le autunnali estemporanee della natura suddivisa fra Chianti e Berardenga, non inizia nel consueto notturno della staffetta che transita nella Villa Chigi Saracini illumintata da fiaccole, essendo chiusa per indolenza e per abbandono, ma si dipana fra vari scenari, (eliminando la partenza da San Gusmè della 13 chilometri per eccesso di onnipotenza della proprietà o chi per tale dei vigneti intorno) e si dipana, nei classici quarantadue chilometri, dal castello di Brolio e si irradia fra boschi, irte e scoscese, vigneti irredenti di sangiovese ed escandescenze francesi porpora attillate.
Gli organizzatori promettevano nei giorni passati che il vento gelido sprezzante, avrebbe pulito e sgombrato la pista da insidie di freddo e pioggia: sono stati di parola.
Ne esce un commovente affresco di gente a corsa dove di solito le persone si muovono lentamente per capire le fasi dei lavori o per più semplice vedere, chi da fuori, ha da capire il bello ha intorno.
Molti dei protagonisti della corsa, invece che star dietro al cronometro, non hanno pace finchè non si cibano di tutto il contesto hanno intorno, finchè, fuori tempo massimo, giungono al traguardo di Castelnuovo, stremati più dal bello hanno visto che dalla fatica.
Fonte: Il Cittadino