Sono di quelle curiosità sfiziose, ma che lasciano pur sempre il tempo che trovano, datosi che, è ben chiara l’origine del nome del paese di Radda, che proviene dal germanico Rada o Radi, nome proprio di persona, storpiato in Ramda, in una pergamena del 1041, conservata presso l’abbazia di Coltibuono.
E’ pura casualità che in arabo la parola Radda, significa respingere e di certo non trae origine dal paese capitale della Lega del Chianti e tuttora capitale del Chianti non inventato.
E’ arabo provare a spiegare l’origine di questo verbo, mentre è più facile ricordare che le note truppe aragonesi/pontificie, non vennero respinte a Radda, ma come erano usi fare, spianarono il castello, come molte delle località conquistate.
Intanto la vita rurale delle persone legate all’agricoltura, non sono mutate per secoli e gli sconvolgimenti di un mondo sempre più grande e conosciuto, per i dediti alla terra, non erano percepite.
Le due guerre mondiali, hanno smosso il telaio della storia anche per i più piccoli borghi nascosti.
Poi, in questa parte di Toscana, l’abbandono delle campagne e la fine della mezzadria, portarono forze fresche verso i fondovalle con le prime fabbrichette.
Qualche visonario, in quei tempi a Radda, mise su un pulmino e coinciò a portare i primi turisti nel Chianti, fra paesaggi ancora caratterizzati da terrazze, poderi in disuso, incertezza nelle persone se stare o se andare verso un futuro se non migliore, certamente diverso.
Alla Villa, regnava la Trattoria della Miranda, dove circolavano i primi villeggianti di ogni dove che si erano innamorati di pace, persone e paesaggio, tanto da prendere i vecchi poderi, renderli un minimo confortevoli e venrici a passare mesi o vacanze, in un’epoca di vitalità sociale e culturale irripetibili, o almeno invidiabile nei ricordi.