L’artigiano strofina con una spazzola di ferro la malta della stuccatura del campanile a vela e guarda compiaciuto l’eccellenza del lavoro svolto.
Singolare che in una chiesina sperduta fra le fusa generose della campagna, siano accaduti fatti epocali: qui venne sentenziato che le cazzottate fra i vescovi di Siena e Arezzo per il controllo del territorio, finissero con l’attribuzione di vari popoli e chiese agli aretini.
Nel 1176 avvenne la cerimonia ufficiale del passaggio dai senesi ai fiorentini del territorio del Chianti, rimasto in vigore fino all’inizio del 1800, grazie alle suddivisioni per bacini dei fiumi, durante l’occupazione francese.
L’edificio necessitava di un restauro non di poco conto per garantirne la stabilità, quindi onore al merito di chi si sta prendendo cura di questa chiesa romanica e di una pregevole casa colonica posta di fronte.
Poco lontano, il profilo, l’opulenza di vetro e linee rette, di una cantina di edificazione piuttosto recente, segno che gli architetti disoccupati non sono mai troppi.