Negli anni precedenti avevano pensato daini, cervi e caprioli a brucare come si deve le gronde di olivo, quest’anno, ai primi di marzo ci ha pensato il Burian (il vento gelido della steppa) ad assestare un altro colpo alle piante e alla loro produttività.
Fino all’arrivo del primo caldo non si notavano segni particolari, ma dalla fine di maggio si iniziava a vedere uno screpolamento del legno, un giallo nelle foglie, il sistema vascolare delle branche, che non funzionando lasciava il posto a parti totalmente secche.
Passata l’estate, (che per fortuna non è stata estremamente violenta) è il caso di valutare la risposta delle pianta e l’entità dei danni. Annata quantitativamente compromessa.
Negli olivi più danneggiati si procede ripulendo il tronco dalla rogna (malattia batterica che si presenta con rigonfiamenti di legno morto) e amputando le gronde fin nella cima, avendo cura di lasciare i rigetti che partono o dal tronco o dai rami, onde ricreare quanto prima la fisionomia dell’olivo.
Negli olivi con più vegetazione si toglie la rogna dal tronco, si amputa il secco, si va alla ricerca di rigetti dal tronco e dai rami sani, si lascia la chioma, si levano i succhioni dal piede. Evitare assolutamente la concimatura, fare un trattamento con poltiglia bordolese.
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