La quinta edizione del Dit’Unto, si chiude con un numero impressionante di persone che ha notevolmente superato le 7.000 presenze della scorsa edizione.
Fin dall’apertura del paese gastronomico si mescolano ai profumi dei cibi nell’aria quei volti degli addetti ai banchi, con la gioia e la tensione di una giornata lavorativa imponente fatta di varie azioni: affettare, grattare, impastare, grigliare, spiegare, rendere partecipe il pubblico dell’ingrediente, della malizia dell’intingolo o della tecnica della conservazione, cottura, espressione e provenienza del prodotto.
Circolano volti noti della ristorazione che chiamano stellati, ma hanno due gambe, due braccia e un capo come i comuni mortali, circolano le delizie storiche e posticce della Villa come L’Asinello e il trentennale della Bottega del 30.
La Taverna della Berardenga, con un braciere artistico e funzionale creato dall’Efesto contemporaneo Fabio Zacchei, la porchetta e gli insaccati del Minucci, gelati e semifreddi di Pit Stop al Bacio, la Tenda Rossa in trasferta, come i tortelli mantovani e maremmani, o le prelibate specialità di cacciagione curate da Chianti Wild e tanto, tanto altro, con code di persone che si allungavano per le vigne.
La gradevolissima giornata di sole non ha fatto maledire i Vigili Urbani che inviavano ai margini del paese le molte auto, pretendendo dai partecipanti l’uso della gambe per qualche centinaio di metri, uso di arti improprio per molti che lasciano le macchine sugli usci di casa.
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