L’esercizio della memoria è un dovere, altrimenti il presente e il futuro diventano labirinti in cui è inestricabile trovare una via retta e pulita.
Una giornata di sole pallido con il massimo espansivo della fioritura dei lilla, delle peonie, dei meli, dei giaggioli dei glicini e di qualche sporadico papavero, piegati da un vento freddo autunnale, ma che non ha scoraggiato i molti presenti alla celebrazione della Festa della Liberazione e alla dedica al Milite Ignoto, di quel leccio piantato insieme agli altri 17, (alla fine degli anni ’20) in ricordo ai caduti della Prima Guerra Mondiale, ma che non aveva mai voluto crescere, perchè non aveva la piastrina del defunto, messo a dimora, per una squisita questione di simmetria fra le piante.
Una pianta senza nome, l’idea venuta lo scorso anno al Maresciallo De Luca, comandante della locale stazione dei Carabinieri, di intitolare quel leccio al Milite Ignoto, un umile fantaccino sconosciuto che perse la propria vita nella follia collettiva della Grande Guerra e che riposa nell’Altare della Patria.
Maria Bergamas, a nome delle tante madri che persero un figlio, l’onere di quella scelta.
La celebrazione ai caduti tenuta da don Hector Largo, la commemorazione del sindaco di Gaiole, Michele Pescini in un clima di commozione generale, scandito dalle note della Banda Musicale Fortunato Vannetti.
Come diceva Sandro Pertini: “Questa è una Repubblica pagata con il sangue e la galera”, con lo studio, il lavoro, la schiena dritta, le mani pulite, la memoria, bisogna provare di esserne degni e di esserne all’altezza, altrimenti la superficialità, condita di avidità e ignoranza, renderanno le azioni e le parole, prive di ogni significato.
Fonte il Cittadino – Il Gazzettino del Chianti