Quando nel 1972, Alberto Bruschi da Grassina, antiquario fiorentino, restaurava la torre di Vertine nello stato in cui è attualmente visibile (anche a distanza di mezzo secolo) affidò il delicato compito di scelta e cura delle pietre da apporre nella parte terminale a un suo grande amico e artigiano del filaretto.
Marino Regoli, un rinomato scalpellino, di rinomata famiglia artigiana, che, seduto in terra, con davanti un graticcio di protezione dalle schegge, conciò ogni singolo sasso, che andò a ricostituire il bordo della torre.
Anche ora, non è difficile scorgere quali sono le pietre messe allora: la differenza fra le pietre originarie e quelle nuove, sta nel colore.
Le originali sono più scure, le nuove appaiono molto più chiare, danno quasi la sensazione di essere state messe ora, ed in effetti, cosa sono cinquant’anni rispetto a un millennio?
Il nipote di marino, Aldo Regoli, ripercorre una storia di famiglia e un lavoro artigianale che ormai in pochi sanno svolgere in una bella pubblicazione, dove narra appunto la storia della bottega posta a Pianella, insieme agli attrezzi, le tecniche, la scelta delle pietre ecc.
Il tutto, tenendo presente che il lavoro dello scalpellino è rimasto immutato per secoli, mostrando a tal proposito dei disegni del nonno Marino che le stesse tecniche lavorative, risalgono ai tempi degli antichi greci e romani.
“L’arte di lavorare la pietra” di Aldo Regoli, edito da Youcanprint.
Fonte: Gazzettino del Chianti.