Due foglie di colorino che sopravanzano il verde del sangiovese, appoggiate come due amanti in contemplazione della meraviglia cardiologica di quanto hanno intorno.
Uno di quei luoghi nel quale sembra che non ci sia niente e invece manca solo il superfluo e tanta quantità di inutile, in uno di quei posti in cui ci si accorge o si assiste al vento che fa scorrere via le foglie e le ributola fuori dalle porte.
In diretta, di fronte, di persona, senza bisogno della certificazione o della mediazioni di telefoni che raccontano i fatti che prendano così la funzione del plausibile.
Il vento porta via le foglie inutilli, le altre, anche se doloranti, rimangono appese al picciolo con tutte le loro residue forze, resistenti fino all’ultimo goccia di linfa.