Alberto Bruschi, l’antiquario che restaurò la torre di Vertine

Fino al 1972, la torre di Vertine era un cilindro vuoto dove il vecchio Ottavio teneva le gabbie degli uccelli da richiamo e dove non era consigliabile avventurarsi ed entrare, per qualche sasso dalla cima che era sempre in bilico e a rischio di franare.
La notte era ricovero di un paio di generi di rapaci che contribuivano a tenere svegli gli abitanti: chiù e barbagianni erano dei logorroici inquilini che scambiavano il giorno per la notte.
Finchè la millenaria torre di Vertine, appartenuta ultimamente ai discendenti di un ramo della famiglia Visconti (piovuta nel Chianti nel ‘700 da MIlano) venne presa in cura da un giovane antiquario di Grassina, uno storico dell’arte, appassionato di questo piccolo borgo, che iniziò una meritevole operazione di cura e recupero visibile integralmente anche adesso.
Vennero rinforzati i muri, riallestiti i solai e i piani, arredata e resa fruibile, ricomposta in alto con quelle pietre di albere messe in cima a definire ciò che era franato.
Pietre di quasi cinquant’anni che al cospetto delle altre millenarie, sembrano messe ora, per la luce chiara che ancora emano.
Una volta terminati i lavori, Alberto Bruschi fece porre sul davanti della torre un magnifico pannello giallo con le notizie storiche del borgo e del contesto in cui è inserito.
Il pannello venne poi rimosso e successivamente (probabilmente) alienato dai seguenti e più inclini alle vasche idromassaggio in ambiente storico.
Ai giovani ragazzi dell’epoca risuona sempre nella memoria come finivano le parole affisse nel cartello: “Nel 1972 Alberto Bruschi da Grassina, antiquario fiorentino restaurava”.
Te ne siamo ancora grati, grande storico dell’arte, sensibile coltivatore di interessi positivi.
Un caro saluto da tutto Vertine.

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