Daini e lama, che popolano i boschi del Chianti e del grevigiano, sembra che siano partiti da qui: non vi erano in natura tali specie sparsi fra le campagne.
Voraci di uva e germogli i primi, paciosi passeggiatori i secondi finchè, non regolati per ,tempo, non diventino innumerevoli come i difetti della gestione faunistica regionale.
Al Parco di Cavriglia, regna il silenzio, non c’è la fila al bar per un bicchiere di spuma e il panino con la finocchiona, non c’è nessuno che si avventura nel percorso che porta agli orsi e ai bisonti, non c’è lampione che non abbia il vetro rotto, non c’è braciere che abbia il fuoco acceso, non c’è nessuno che passeggia intorno al lago, ci gioca a pallone, si ributola nell’erba, sale verso il ristorante (che ha le finestre murate) e il mini golf è sepolto sotto cumuli di foglie di quercia.
C’è il vandalismo compiuto da qualche demente in via di accertamento, non c’è nessuno all’ingresso a staccare il biglietto.
Una voliera vuota è un uccello libero, una corona di alloro appassita dal tempo, con la coccarda tricolore per l’eroe sovietico – Nicolaj Bujanov – della Liberazione cui è intitolato il Parco, dove pare sia scoppiata una bomba atomica.
Il cartello apposto dal comune di Cavriglia per dire che: “Stiamo lavorando per voi” fermo a qualcosa come l’anno del Signore 2013. Un luogo dove risiedono i ricordi di tanti.
Peccato, c’ho dei ricordi d’infanzia bellissimi e delle scampagnate da adulto…..
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veramente un gran peccato
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