Il camino e il girarrosto della fine e del principio

Una casa colonica come poche ne sono rimaste nel Chianti, rimaneggiate e private di anima e storia spesso da corsari senza scrupoli, coadiuvati da favoreggiatori locali.
Avviene in ogni luogo in cui il luccicare dei quattrini stride fortemente con la cura dei sentimenti e li stravolge.
Un grande camino in cui spariscono grossi ciocchi di olivo, quercia, avviati da mannelli di ginestra, ginepro, alloro che si arroventano e producono brace e calore.
Un girarrosto, (studio delle più raffinate menti fin dai tempi di Leonardo) con gli schidioni dentro ai quali l’ordine di partecipazione delle carni, del pane, della foglia di alloro è quasi un articolo costituzionale intramontabile.

Uno sformato di gobbi che l’Artusi avrebbe gustato in godurioso silenzio, così come la crema di zucca, i tagliolini simil giorno di battitura.
L’arrosto girato cavato dal fuoco con salsiccia, rigatino, fegatello, alloro, pane, lombo e un rinforzino di patate con aglio e ramerino al forno.
Un Calice di Stella, la potenza delicata e sfarzosa di impatto rosso e salino di negroamaro che scivola come un pensiero intriso di bellezza, un vino della cantina Cantele del Salento.
Il nuovo anno a cui si brinda con l’espressione di un viso indelebile.

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