Mollare un lavoro sicuro, scegliere di vivere su un’isola, riprendere il lavoro in campagna, fare il vino dove non si faceva più, provare a essere felici ! Cinque frasi per raccontare la storia di Francesco Carfagna, vignaiolo dell’Isola del Giglio, con l’azienda Altura. ”Vino e vita” c’è scritto sulla brochure aziendale. E di questo che si tratta, scegliersi un lavoro che piace in un posto che piace, provando a guadagnarci il giusto. Condivisibile o meno, è una scelta di un rigore assoluto, che lascia poco spazio ai fronzoli.
Certo, il Giglio non è un posto sperduto: poche miglia lo separano dalla costa toscana, ma c’è stato un passato neanche tanto remoto, in cui l’isola bastava a se stessa, grazie alla campagna coltivata, ai pascoli per le capre, ai tanti terrazzamenti a vigneto. Economia di sussistenza suona male, ma c’era tutto ciò che serviva. Oggi, invece, un paio di giorni di mare mosso complicano non poco le cose. Della Costa Concordia non si parla volentieri.
Per fortuna il relitto non c’è più, ma con sé ha portato via diverse promesse non mantenute. Il risarcimento per il comune ammonta intorno ai 300 mila euro, ristoranti e albergatori hanno speso di tasca loro e, a quanto pare, nessun grazie ufficiale è arrivato agli abitanti del Giglio. Ma l’estate che arriva è libera da quella carcassa e questa è una buona notizia.
Francesco Carfagna sull’isola ci andava da ragazzo per le vacanze. All’epoca viveva a Roma, lì diventa insegnante ed esercita in un liceo a Firenze. Insegnare gli piace ma vede la scuola come una caserma. Nel 1985molla tutto e si trasferisce al Giglio, primo lavoro, il muratore.
Francesca Ciancio
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