C’era un tempo in cui per esprimere pensieri, dare notizie o esporre sentimenti serviva un minimo di riflessione, un tavolo, una penna, un foglio di carta, una linguata sul bordo della busta per sigillare la lettera oppure una passata di coccoina, (la colla al profumo di mandorla) che qualcuno ai tempi della scuola mangiava direttamente con la palettina che si trovava nel barattolo.
C’era il telefono… a scatti o a gettoni e se le telefonate erano lunghe e lontane di gettoni ne serviva un paniere.
La buca delle lettere e la cassetta della posta erano i terminali che tenevano in contatto il mondo.
Serviva tempo, alle volte la notizia di una mamma che rimaneva incinta arrivava al destinatario quando il pupo era in fila per la visita militare, ma di norma fra una lettera e l’altra poteva volerci una settimana e l’ebbrezza di vedere una busta gialla sporgere dalla fessura poteva significare la lettura e rilettura di emozioni e belle notizie.
Le brutte impiegano sempre meno ad arrivare.
Le lettere più emotive sempre scritte a mano, le lettere commerciali o a istituzioni battute con qualche macchina dell’Olivetti con inchiostro su un nastrino bicolore rosso/nero, il flacone del bianchetto accanto e le mani nere per sbloccare le lettere della tastiera che rimanevano imparentate fra loro.
Probabilmente ora è la velocità delle cose che ci frega. Emozioni che vengono consumate in un istante e poco gustate come un distratto “mi piace” sulla pagina di qualcuno.
Le mail lasciate da leggere e non risposte fra la tanta spazzatura che di norma affolla la posta elettronica.
La stessa spazzatura che ha preso a riempire le cassette della posta normali. Solo roba da promuovere o vendere, rare le emozioni, fitti i venditori di fumo. Probabile che sia la tartaruga l’animale più intelligente.
Andrea Pagliantini
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………. commovente….. peccato non poter rivivere quella poesia…..
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Non so dove sia il problema… non sono state abolite penne e fogli di carta e la posta malgrado tutto funziona, tecnicamente inviare una lettera è possibile.
Ma forse sono cambiati i tempi, forse non siamo più gli stessi.
Indietro non si torna questo è certo, ma le cose importante o si dicono a voce…. o si scrivono a mano… per me è sempre così.
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Purtroppo siamo cambiati noi…
tornando al mare dove andavo da bambina con i nonni, ho ritrovato l’emozione “lenta” di acquistare e scrivere le cartoline, di fare qualche passo per trovare la buca delle lettere, non così presente come un tempo.
La posta elettronica per certi aspetti semplifica la vita, accorcia i tempi e apparentemente le distanze, ma sarà che anche io sono un po’ antica e allora ancora oggi per me le cose importanti si affidano alla voce e al volto o alla mano che le dovrà scrivere sulla carta…con quel bel bagaglio di non verbale che è il sale della vita e del cuore.
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Durante l’anno del servizio militare c’era il telefono a gettone o i locali che avevano quello a scatti, ma è anche vero che iniziarono ad esserci i primi telefoni pubblici con la scheda e già questa fu una grande semplificazione e minor peso di metallo da portare nelle tasche.
Però in quel periodo presi gusto a tenermi in contatto con la vita reale per mezzo della penna e della carta un po’ per il gusto di farlo, un po’ per ingannare le sere fra un turno di guardia e l’altro.
Davano la posta all’adunata dopo pranzo al cinema, ma avendo un incarico che mi esentava dall’esserci, facevo volentieri a meno di andare ai vangeli del capitano di batteria e avevo fatto amicizia con Mazzucco, il caporale di fureria che ogni giorno mi metteva da parte i pacchi di posta dal Chianti e da Siena che quotidianamente mi arrivavano.
Conservo gelosamente quelle lettere in cui si diceva quando sarebbe stata la festa paesana o di quando qualcuno casca di vespa o batteva una musata con qualche citta (ragazza).
Conservo gelosamente tutte le lettere ricevute da ovunque negli anni successivi, conservo gelosamente le lettere di istanti irripetibili, conservo gelosamente le lettere affidate al mare in bottiglie da 0,750 che andavano e venivano in perfetta armonia e sintonia.
Conservo tutte le mail inviate e ricevute, conservo tutti gli sms che hanno un peso specifico massiccio e indefinibile che mi parlano di un soffio gentile.
Conservo la forza del ricordo e delle ferite. Conservo anche la forza di non chinare il capo a chi si crede grosso o lo è davvero, a questo con la letteratura non c’entra niente.
E’ solo vita spicciola.
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Accanto alla carta da lettera che ancora tengo per cadere di nuovo in tentazione…all’occorrenza, conservo ancora le lettere di cugine bambine che si raccontavano squarci d’estate nei rari momenti non trascorsi insieme.
Conservo le cartoline, tante di 30-20 anni fa, ahimé sempre meno quelle dagli ultimi 15…ormai balocchi per pochi come noi che hanno il cuore antico.
Conservo lettere e biglietti che ancora oggi mi riempiono il cuore di tenerezza e increspano gi occhi di lacrime furtive.
Conservo gli sms più curiosi, teneri e veri e conservo…o meglio avrei conservato come lettere tante mail di attimi fuggevoli e intensi e di periodi importanti della mia vita se la tecnologia non mi avesse tradito sul più bello, decidendo un giorno di chiudere per sempre e senza preavviso il cassetto dei ricordi e buttando via la chiave.
E allora ho capito che se non si può e non si deve tornare indietro, almeno però conviene affidare alla carta, obsoleta ma fidata e leale, i nostri pensieri più profondi e veri.
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