Maledetto Carducci

Giosuè Carducci, poeta, Senatore del Regno d’Italia, premio Nobel per la letteratura nel 1906 e capostipite della popolare corrente culturale antanista.
Alcuni dei suoi versi risuonano ancora nelle campagne toscane e nell’immaginario di quanti, dall’estero, ma anche dall’Italia, vedono la regione come l’applicazione teorica della poesia Davanti a San Guido, dove “Cipressi che a Bolgheri alti e schietti, van da San Guido in duplice filar, quasi in corsa giganti giovinetti, mi balzarono incontro e mi guardar”.
Lo scarno, rustico, bellissimo paesaggio rurale toscano è stato inquinato, oltre che dal cemento e dalla doratura di strutture finite per diventare altra cosa, dalla messa in posa di migliaia di cipressi che hanno finito per costituire dei muri naturali al paesaggio, all’orizzonte, alla fruizione gratuita della bellezza cesellata dall’ingegno dell’uomo nel lavoro di secoli in piena armonia con il creato...

Questa voce è stata pubblicata in Arte e curtura, Fotografie 2013, italians e contrassegnata con , , , , , , . Contrassegna il permalink.

13 risposte a Maledetto Carducci

  1. Elisabetta Viti ha detto:

    Trovo invece,che la sagoma “asciutta”, essenziale e nitida del cipresso,ben si adatti al territorio toscano…senza esagerarne,ovviamente, l’utilizzo…E un vecchio contadino mi spiegava che serviva anche come “frangivento” nelle colline brulle e assolate…

    "Mi piace"

  2. Daniela ha detto:

    Si, è vero che il cipresso è l’essenza stessa del paesaggio toscano, però dal costituire veri e propri muri impenetrabili, all’armonia creata da pochi cipressi ben collocati c’è una bella differenza.

    "Mi piace"

  3. filippo ha detto:

    Sono ridicoli a mio avviso.
    La caratteristica del “paesaggio toscano” (ci sarebbe poi da discettare a lungo sull’insensatezza di questa espressione, o per meglio dire sulla contraddittorieta’ in senso storico di questa espressione che nel giro di qualche decennio e’ passata a indicare l’esatto opposto di quello che indicava in origine) , questa caratteristica semmai era quella di avere pochi e sparuti cipressi al di fuori dei cimiteri (mentre altrove erano associati soltanto a questi: cfr espressioni dialettali circa l’andare agli alberi lunghi per dire crepare). Pochi e isolati. Oppure (in zone di crete) filari di cipressi distanziatissimi. Siccome pero’ fra i gesti di autoelevazione sociale a quanto pare da qualche decennio c’e’ anche la piantagione di cipressi una volta “fatta la casa in toscana”, e siccome non si puo’ aspettare, le proporzioni vengono prese sull’albero piccolo appena piantato, col risultato che gia’ dopo pochi anni il risultato e’ una parete alberi impenetrabile. Anche dove i cipressi sono sempre stati poco di casa.
    Questione di gusti.

    "Mi piace"

  4. Elisabetta Viti ha detto:

    Son diventati “ridicoli”,Filippo,per insensatezza,come dici, di chi ne ha abusato l’uso e la maldestra dimora,da pochi decenni a questa parte….E con te,concordo…Ma dove stanno con parsimonia e saggezza,sono un bel vedere e godere dell’anima…Un saluto

    "Mi piace"

  5. silvana biasutti ha detto:

    Magari qualche caso di insensatezza nel piantarli (troppo ravvicinati), magari.
    Invece, certamente, qualche capannoncino, ricovero, villetta, casette a schiera, poderi rifatti peggio dei villani, plurisegnaletica demenziale, stazione di servizio (in luoghi dove il paesaggio era troppo spoglio: vedi neo distributore di Buonconvento). E già che ci siamo, perché non allietare (il paesaggio) – imbruttito dalle male piante – con qualche centrale a bio masse (sdoganate dal prefisso “bio”) così esteticamente integerrime?! Con un accorgimento: le centrali a bio masse stanno meglio di fronte alle vecchie pievi (che con la loro vecchiezza tolgono contemporaneità al paesaggio).
    E già che ci siamo, per svecchiare questo clima troppo rural cimiteriale, per favore inseriamo qualche bella fabbrichetta, in modo da non avere nulla – ma proprio nulla – da invidiare all’invitta (paesaggisticamente parlando) Brianza.-

    "Mi piace"

  6. Andrea Pagliantini ha detto:

    Di cipressi ce ne erano senza esagerare posti al confine fra proprietà e poderi, messi sulla cima di poggi come punto di riferimento visivo o nei cimiteri, poco altro.
    Si deve ora assistere a vederli piantati a ridosso delle strade di bosco sovrastati dalle querci, oppure i più opulenti si fanno portare cipressi giò alti e grossi con le radici stanno dentro un’insalatiera che al primo vento neanche tanto forte, riesce ad arrovesciare in terra.
    Prossimante metterò qui sul blog degli scorci di campagna toscana prima che fosse inquinata da troppi cipressi e troppo cemento……….. era un paesaggio magnifico.

    "Mi piace"

  7. filippo ha detto:

    Troppi cipressi e troppo cemento. Infatti le due cose vanno insieme. Eccesso di consapevolezza posticcia per farsi perdonare l’eccesso di ingordigia. Eccesso di presenza. Di auto(nel senso di self, non di car)-occhi. Di rotonde. Di cordoli.

    "Mi piace"

  8. Pingback: Gli appuntatori di cipressi | Andrea Pagliantini

  9. Pingback: Cinema di Vino | Andrea Pagliantini

  10. Pingback: Villa La Pagliaia e un calice di mimosa | Andrea Pagliantini

  11. Pingback: Visita dei ragazzi e delle ragazze della scuola media alla pieve di Spaltenna e al castello di Vertine | Andrea Pagliantini

  12. Pingback: Costruire (male) a Pievasciata | Andrea Pagliantini

  13. Pingback: Il finocchio selvatico a forma di cipresso | Andrea Pagliantini

Lascia un commento