Una vigna legata con il salice

Il termine “opera d’arte” è spesso usato a sproposito quando non si sanno destreggiare che poche parole televisive per infiocchettare una cosa poco più che normale, ma in questo caso, trattandosi di una vigna con oltre 40 anni sul groppone, allevata a capo e razzolo (guyot) con la classica miscela di uve chiantigiane della formula ricasoliana, l’elevazione al rango di opera d’arte naturale, avviene nel momento in cui tutte queste viti sono piegate e legate con il vecchio salcio richiuso con una mano di abile destrezza.

I chilogrammi di plastica verde (tubicino) utilizzati per legare le viti, si mescolano e si spandono nel terreno negli anni e nei secoli che servono prima che questo derivato del petrolio si decomponga.

L’utilizzo del salcio per legare, è una pratica naturale che viene da molto lontano e quindi non è stata inventata dai biodinamici, ma dai trisavoli con gli zoccoli e gli scarponi con le bullette che facevano di necessità virtù e avevano a loro disposizione un magazzino naturale di risorse creato con l’ingegno e la fatica di secoli.

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0 Responses to Una vigna legata con il salice

  1. Avatar di anonimo anonimo ha detto:

    Grazie per questo bel post che fa assaporare l’autentica vita della campagna.

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  2. Avatar di silvana biasutti silvana biasutti ha detto:

    Pratica che viene da lontano e che è ritornata in auge, anche grazie a nuovi sguardi che hanno rivalorizzato l’antico modo . E i rami del salice (che sono pure curativi) sono di un bel colore intenso, ricco, che lascia pregustare ciò che verrà. La mazzetta legata che penzola sul fianco dei nostri eroi di campagna, fa un bel contrasto cromatico con i jeans: è molto fotogenica. Non è ancora stata scoperta da qualche nobiluomo di una delle casate visnose, altrimenti ci sarebbe già uscita dagli occhi.

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  3. Avatar di Paolo Rossi Paolo Rossi ha detto:

    Ah, Andrea, come darti torto. Se ho un’immagine preferita di mio padre, è quella di quando lo vedo nella vigna, con i “salci” agganciati alla cintola e le forbici da potare in mano. Dopo che ha legato, se ti metti a traguardare il filare, vedi davvero un’opera d’arte.
    E’ vero, c’è bisogno d’essere veloci e produttivi, di ridurre i costi… ma se non si piantano più i salci… Altro che biodinamica, qui è questione di dignità della terra. Che un’è mica una vacca da mungere all’infinito…

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  4. Avatar di Gian Marco Gian Marco ha detto:

    Mi associo all’anonimo, grazie per il post. Mi ha fatto ricordare di quando il nonno legava le viti con la ginestra (in Liguria abbiamo molte più ginestre che salici).

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  5. Avatar di dario dario ha detto:

    ho sempre odiato i legacci “a tubicino” in plastica per lo stesso motivo, imbrattano la vigna per tutta la nostra vita, oltretutto va detto che ormai tutto costa, mentre i salici
    (io ho usato sempre quelli gialli da quasi trent’anni) te li regala la pianta ogni anno, io trovo che si fa più in fretta senza avere strani arnesi fra le mani solo un coltello bello affilato!
    ciao Andrea io sto ancora finendo di legare
    dario

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  6. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    Un caro saluto a te e tutto il Cilento caro Dario!!!
    Un saluto alla dignità delle persone si occupano e chinano per terra.

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  7. Avatar di Maurizia Gentili Maurizia Gentili ha detto:

    purtroppo anche da noi si stà un pò perdendo l’uso dei salici e si vedono filari dove miriadi di spaghi di plastica bianchi sventolano come mantelli di fantasmi,aumentando di anno in anno….peccato!!!

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  8. Avatar di paolo maurizio paolo maurizio ha detto:

    sono appassionato alla coltura della vite, uso i salici che sono naturali e danno colore al vigneto prima del risveglio delle gemme;
    non tutti hanno la fortuna di apprezzare questi piccoli particolari che condivido con voi….
    volevo una conferma/consiglio:è meglio legare “presto”o aspettare che il tralcio diventi più elastico (credo a causa della linfa che alimenta il tralcio più copiosamente)
    grazie

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  9. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    Ciao Paolo,

    di norma a primavera il salice è più docile, ma si può anche tagliarlo precedentemente e tenerlo a bagno nell’acqua per ridargli elasticità d’utilizzo.

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  10. Avatar di antonello brunetti antonello brunetti ha detto:

    Con riferimento a Silvana Biasutti
    Esiste uno stemma che raffigura salici da vigna e rametti di quercia.
    E’ quello dei TORTI (zona Bassa Valle Scrivia). Infatti in dialetto i salici venivano chiamati tórt.
    Problemi per gli alberi? Non ce ne sono. Lasciate un rametto nell’acqua sino ad aprile a fare radici. Piantatelo, innaffiatelo per sei mesi e attecchirà. Vita breve, circa 30 anni.

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  11. Avatar di Giancarlo Passalacqua Giancarlo Passalacqua ha detto:

    qualcuno sa dirmi quando tagliare e come conservale i rametti di “salci “per poterli usare nei vari periodi dell’anno ?

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  12. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    E’ tutta una questione di conservazione al fresco e poi a bagno per reidratarli e renderli docili quando ce nè bisogno.

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