Una vasta lenzuolata di foto che riassume una giornata polverosa, colorata, stridula di freni, lingue parlate e ruote nel breccino per le strade bianche della provincia di Siena.
Ma la cronaca della festa si ferma qui per la tristezza ha caratterizzato questa edizione della manifestazione nella quale, per un malore, ha perso la vita un cicloamatore di Trieste.
Bruno Marzi.
Andrea Pagliantini
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Miracolo al Tg3 regionale.
Il giornalista ha curato il servizio sull’Eroica ha fatto solo intravedere il macellaio Cecchini di Panzano non nel Chianti senza fargli dire i soliti sproloqui “viva la ciccia, viva il Chianti, viva l’Eroica con tre sviolinate di Dante per i turisti stranieri”.
E’ già qualcosa.
http://andreapagliantini.simplicissimus.it/2011/10/03/leroica-2011/
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Prima di tutto un pensiero al povero Marzi, che ora corre sulle strade bianche del cielo. Un dolore per l’uomo e anche per la corsa.
L’Eroica è una cosa spettacolare che deve restare a Gaiole, ma rischia di essere soffocata dal proprio successo. Per l’organizzazione dev’essere un lavoraccio infame: 5500 iscritti sono tantissimi, se poi ad essi si aggregano “i battitori liberi” che percorrono parte del tragitto senza controllo… il compito diventa immane Del resto, se le strade sono aperte, come si può pensare di impedire a qualcuno di pedalare?
C’è solo da sperare che continui a non succedere qualche incidente a qualche incrocio…
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Un altro colpo al cuore per gli appassionati dell’Eroica (e della Via Francigena): sul loro percorso, a Buonconvento si vuole installare un’opera che arricchisca – non si sa bene chi, il paesaggio e la bellezza dei luoghi no, di certo. Una coppia di centrali a biogas, non proprio due vecchie pievi , però proprio in faccia alla bella Pieve di Piana.
Ma quando la smettiamo di pensare e progettare come se questa terra fosse un cesso in cui buttare tutto quello che ci gira di buttare? Vogliamo cominciare a capire che percorsi come quello dell’Eroica vanno valorizzati e non usati pro domo di chissà chi!?
Mando un pensiero affettuoso al Marzi triestino, il cui destino si è compiuto in questi luoghi così italiani e così – speriamo per sempre – belli!
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Da partecipante ho visto tante strade strette non presidiate da nessuno e altre con della gente sbracciarsi per non far sbattere corridori e macchine fra loro, anche su tratti che all’apparenza dovevano essere chiusi al traffico e invece non lo erano.
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Non è semplice organizzare un evento che porta oltre 5000 partecipanti con tutto un indotto di appassionati, parenti ecc. ecc. in un buco di posto che mal si presta fisicamente all’accoglienza per spazi e conformazione del territorio.
Eppure riesce e soprattutto grazie a tanto volontariato (quindi non retribuito) che mette tempo e anima a disposizione di questo evento così unico e anche così bello.
La questione della sicurezza di certi tratti di strada però è un argomento serio e perfettibile.
Ci sono strade chiuse dall’autorità comunale con un foglietto ad un incrocio che per chi passa in macchina diventa delle dimensioni di un coriandolo e ci sono incroci pericolosi su strade strette e in discesa in cui chi arriva in bicicletta non ha le indicazioni su dove girare mentre chi arriva in macchina si trova davanti gruppi di ciclisti all’improvviso in spazi angusti.
Nessun presidio se non la buona volontà di persone normali (neanche volontari dell’organizzazione, quindi evidenziati con divise) che hanno passato la giornata in mezzo alla strada per deviare le macchine, fermarle e dare indicazioni ai ciclisti.
E’ augurabile che questi particolari siano perfettibili altrimenti l’incolumità di tante persone è a rischio e non credo possa bastare il fatto che i ciclisti si devono attenere al codice della strada.
Qui ci sono migliaia di persone in giro, non è una normale passeggiata domenicale fra pochi amici.
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Io e due delle mie colleghe abbiamo seguito la gara lungo diversi percorsi, su asfalto e strade bianche. Nostro malgrado siamo state tristi spettatrici del malore che ha poi portato alla morte il povero ciclista.
Mi rendo conto che i numeri di questa corsa (5475 iscritti circa più accompagnatori) comportino inevitabilmente difficoltà per un percorso ciclistico che si svolge tra piccoli borghi, ma la sicurezza è troppo importante.
Le strade a mio avviso, dovrebbero essere maggiormente controllate:
– domenica ho dovuto occuparmi io di incolonnare le macchine su un lato per predisporre un agevole passaggio all’ambulanza che sarebbe passata in seguito;
– una macchina – guidatore ignaro – si è ritrovata ad ostacolare l’arrivo di decine di ciclisti a 20 metri dal traguardo perché nessuno gli aveva impedito l’accesso (a 20 metri dal traguardo!!!);
– un motociclista stava per investire un partecipante all’Eroica perché non c’era nessuno al bivio precedente a indicargli la giusta corsia di accesso al paese;
– e ce n’è anche per il 118: l’ambulanza che ha portato via il povero infartuato (secondo me già morto) è arrivata dopo almeno 40 minuti dal momento della chiamata perché gli autisti non trovavano la strada; ora, sarò polemica forse a ritenere normale che chi deve guidare mezzi di pronto intervento come minimo conosca le strade del territorio di propria competenza? E se l’ambulanza e il medico fossero arrivati prima?
– e poi non mi sembra che iniziative sportive di questa portata debbano avere dei presidi medici mobili obbligatori che garantiscano la gestione efficace delle emergenze? Ma pare che in Italia la legge non ci sia o sia poco chiara…
Comunque per non fare quella che predica bene e poi… mi dichiaro ufficialmente disponibile – salvo le imprevedibili da ora trasferte di lavoro – a dare una mano agli altri volontari per la prossima edizione 😉
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In strade strette ed incroci senza visuale si sfida spesso il contatto fra chi è in bicicletta e chi è in macchina ed è pericoloso per l’incolumità di tutti che non ci sia mai nessuno a vigilare questi punti più pericolosi.
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L’Eroica muove persone e quindi interessi economici, alcuni dei quali potrebbero essere reinvestiti in sicurezza per i partecipanti alla corsa….. ambulanze, persone agli incroci più pericolosi, spazi di accoglienza e sosta meno improvvisati.
Se necessita non ho difficoltà (come Federica) ad essere presente lungo il percorso Eroico che meglio conosco….. volontario, sia chiaro….
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Pingback: Moreno Moser vince la “Strade bianche by Limar 2013″ | Andrea Pagliantini
Sono Gianluigi Mombelli, classe 1947.
Quella de4l 2012 è stata la mia prima EROICA. Ho partecipato alla 79 km ed è stata un’esperienza bellissìma che spero di ripetere l’anno prossimo partecipando alla 135 km.
Purtroppo non ho nessuna fotografia della mia partecipazione; se qualcuno ha una foto del pettorale 1945 mi farebbe un grosso piacere se me lo comunicasse e, se possibile, me la inviasse.
Ciao, grazie e alla prossima.
Gianluigi
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Spero di poterti aiutare Gianluigi….. spargerò la voce 🙂
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