Amorevole turchese derivante dal fiorire della falesia, tocco di giallo della colza, tocco bianco di veccia, filari di sangiovese di Brolio fra la Grotta e il castello, sgargianti di azoto, che al tramonto sembrano diventare un luna park per api impazzite che non vogliono andare a dormire.
Il “Sempre caro mi fu quest’ermo colle” qui non avrebbe ragione di essere, perchè l’orizzonte è vasto e non occlude quell’infinito orizzonte di mondo di polline in viaggio verso la mole Amiatina.
Il sovescio, un modo efficace e romantico per ridare energia al terrreno, alle viti, alla qualità del vino, al soffio biondo portato alle narici da un ottimista tepore turchese: ” Così tra questa immensità, s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare”.