Erano i primi anni ’70, Vertine si ritrova con la torre restaurata e tolta dall’essere un tubo vuoto, con i solai crollati e la cima solida, mentre in precedenza ogni tanto volava giù qualche pietra.
Autore di quel restauro fu un giovane antiquario fiorentino di Grassina, Alberto Bruschi, il quale, alla fine dei lavori fece apporre sul lato interno della torre un pannello giallo informativo sui secoli che avevano visto scorrere quei pregevoli sassi.
Ci sono persone che neanche si ricordano quel cartello, altre ne hanno un vago ricordo, alcune hanno impresso a caratteri di fuoco nella memoria le parole conclusive e se le tengone care.
“La più antica menzione di questo castello risale al 977, si tratta di un istrumento nel quale Willa, figlia del marchese Bonifazio e madre del “Gran Barone” Ugo di Toscana, assegna alla Badia Fiorentina, da lei stessa fondata, una parte dei beni posseduti in “Vertinuale”.
Nel 1049 la località era sede di una “Curtis” come risulta da un atto con cui tale Pietro di Pietro dona al Monastero di Coltibuono l”Integram suam portionem de castello et curte de Vertine”.
Nel secolo XI come attestano documenti dell’epoca, il castello divenne feudo dei Ricasoli e sul finire del secolo XII entrò a far parte del territorio fiorentino.
Nel 1260 fu d’aiuto e rifugio per i fiorentini durante e dopo la battaglia del 4 settembre che ebbe luogo a Montaperti sull’Arbia.
Nel 1352, si rifugiarono in Vertine i nipoti di Ranieri Ricasoli, pievano di San Polo in Rosso, posti al bando dal Governo di Firenze.
Il castello fu uno dei pochi risparmiati dagli Aragonesi durante le due invasioni del Chianti, Vertine fu anzi scelto in entrambe le occasioni quale sede provvisoria del Commissario del Governo Fiorentino. Nel 1972, dopo secoli di abbandono, Alberto Bruschi di Grassina, antiquario fiorentino, restaurava”.