E’ il professore Duccio Balestracci a affascinare con il suo modo colto e coinvolgente di esprimersi e scrivere sui momenti più bui della nostra storia, o è la nostra storia a affascinare per come si è svolta?
L’ultima fatica letteraria del professore (in congedo) ordinario di Scienze storiche e dei Beni Culturali dell’Università di Siena è da pochi giorni nelle librerie e la seconda ristampa è già in corso d’opera.
Il Duca Federico da Montefeltro è raccontato in pregi, aneddoti, virtù e debolezze, in quel contesto storico che si chiama Rinascimento, ma che di fatto è il surrogato di piccoli statarelli, egoismi, rivalità, famiglie nobili che esprimono Papi, Cardinali, interessi (economici e politici) diversi, che diventano pretesto per le potenze (estere) dell’epoca per entrare in Italia, fare, disfare, far razzia, per l’interesse di questo o di quello piccolo staterello o famiglia.
Una storia sordida, servile, accondiscendente o cinica che si riflette sullo stato attuale della nostra pochezza e debolezza civile al vago profumo d’incenso assolutorio.
A Pienza, Palazzo Piccolomini, voluto da un certo Pio II qui nato e cresciuto fino ai 18 anni, in quel cortile interno, prosecuzione o inizio architettonico del giardino e della splendida campagna intorno, dove Franco Zeffirelli ambientò il suo Romeo e Giulietta e Mario Luzi provò le sue emozioni più forti, il professor Balestracci è un centravanti di sfondamento perchè riesce a coinvolgere un folto pubblico nelle trame, nei personaggi e nelle pieghe dei nostri periodi più sordidi dal punto di vista civile, ma uno dei più intensi dal punto di vista artistico, ma con la pena di dover esser sempre pronti e chini a baciar mani nei secoli dei secoli.