A Villa a Sesta c’era un’oliveta specializzata

Per vedere come cambia celermente comformazione il paesaggio agricolo della Berardenga, basta salire sul promontorio di Sesta, da dove lo sguardo si perde nella sinuosità delle Crete, fin nel profilo del volto di donna etrusca che guarda al cielo, steso sulla cima dell’Amiata.
L’agricoltura industriale del vino non ha l’ampio mantello della Madonna della Misericordia sotto cui ci si può riporre e proteggere nelle difficoltà dell’andare.
L’agricoltura industriale del vino ha ingranaggi che emettono e stritolano numeri a dispetto di avversità del clima e stagioni che caratterizzano da sempre l’unicità stagionale di un prodotto della terra..
L’ulivo è il parente povero dell’industria del vino: prima lo si trascura, poi lo si abbandona, si lascia il mercato dell’olio alla scarsa qualità aggressiva dei paesi intorno, poi si espiantano ettari e centinaia di piante di un oliveta specializzata e le si rimpiazzano con delle viti in una nuova vigna che per il clima, l’esposizione e terreno, darà vita a un vino muscoloso che avrà ben poco da dire.
Intanto si smonta e si manomette il paesaggio, facendo in modo che la colomba dell’arca di Noè (nel Chianti o nella Berardenga) dovrà convertire il ramoscello d’ulivo nel becco a un tralcio di rovo o di vite. Fonti: Il Gazzettino del ChiantiIl Cittadino

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2 risposte a A Villa a Sesta c’era un’oliveta specializzata

  1. Laura ha detto:

    Parole sante e lucide per un mondo sconvolto dal’ignoranza e dall’avidità.

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  2. Andrea Pagliantini ha detto:

    In sincerità niente di che, ma è sintomatico vedere questo e altri articoli sul tema che vede i piccoli agricoltori fare gli avvocati d’ufficio di industriali e imbottigliatori, come se avessero gli stessi interessi coincidenti, come se avessero o dovrebbero avere, la stessa sensibilità verso i luoghi in cui sono nati e operano mentre i gruppi arrivano, trasformano e ripartono.

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