Uno stereo Fischer vecchio di almeno trent’anni, sepolto in un mobile che contiene vari dischi di vinile a 33 giri, le cui copertine, basta un colpo d’occhio per sentirne risuonare le musiche che contiene.
Una spazzola per togliere la polvere, quando non una soffiata sopra al disco, il braccetto si alza, la testina incespica, sfrigola, frigge sul bordo non inciso, partono le note, un suono pieno, ben corposo che riempie le stanze, ricordi, serate, giornate su una panchina, estate come inverno.
La magisistrale copertine di “Abbey Road” dei Beatles, “Con le pinne, fucili e occhiali”, “Un canto libero”, “Sapore di sale”, “Senza luce”, “Hotel California”, “Sognando la California”.
Una pennetta adesso contiene duemila brani, ma non è la stessa cosa.