Un terreno a riposo per quasi tre anni dopo che, per oltre trenta, aveva ospitato le radici di sangiovese, malvasia e canaiolo con viti americane innestate nel campo come si era usi fare in anni migliori.
Uno scavatore con la benna a maglie larghe per vagliare il terreno dai sassi e ben tre distinti tipi di terra in pochi metri: argilla, galestrino, terra rossa stile campo da tennis.
Un fossone per nascondere i sassi trovarti e fare drenaggio, e il rifacimento dei fossi per la defluzione delle acque piovane sempre più a scroscio caraibico.
Una polvere fitta, mesi che non piove, sole e vento fitto hanno ridotto la terra a una crosta arida e abbrustolita.
Le viti piantate a mano con l’ausilio di una forchetta in pochi giorni hanno già sviluppato le foglie e mostrato già di che pasta sono fatte.
Viti bagnate per far accostare la terra alle barbe e tenerle al fresco in attesa della tanto sperata pioggia.