Da oggi il Maestro siede accanto a Bacco da pari a pari e comunicano, con lievi, impercettibili cenni degli occhi, quando si tratta di assaggiare campioni di Sangiovese.
Andrea Pagliantini
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ora sara’ gia’ dietro i suoi cani a servirli tutti quanti….in ferma e consenso sulla becaccia……Viva Maria..!!!!…..Ciao Babbo del sangiovese!
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Faceva più padelle che prede, ma su questo è sempre stato meglio non scherzare perchè gli garbava poco sentirselo dire…. ma ne rideva parecchio dentro senza darlo a vedere..
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Vorrei che stasera tutti aprissero una bottiglia di Giulio Gambelli, per ringraziarlo…Queste sono le parole di Martino Manetti, una delle persone del mondo del vino che lo conosceva per DAVVERO “Bicchierino”…Non aggiungo altro.
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Pagliantini, oggi sò quanto è una giornata triste e spero che da adesso il nome del Maestro non venga più usato a sproposito da gente di pochi scrupoli…… e te lo sai bene..
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L’ho saputo in enoteca e ho acquistato una bottiglia di vino fatto da lui, di quelli davvero e non per aver ricevuto una bottiglia in assaggio, da gente che non si è fatta scrupolo di usarlo.
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Ciao Giulio…
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Sull’onda emotiva e di cordoglio colpisce chi lo ha conosciuto e chi la ha apprezzato attraverso il vino in cui veramente metteva le mani, è facile scivolare nel pensiero di soggetti senza scrupolo che lo hanno utilizzato e usato per propri interessi con patetici mezzucci.
Ma a restituire verità e dignità delle cose ha pensato Carlo Macchi con un editoriale su Winesurf di metà dicembre e nessuno meglio di lui poteva farlo.
Un’ idea nasce sull’onda emotiva per la scomparsa di questa grande persona sarebbe dedicare un ricordo duraturo nei luoghi in cui ha operato e contribuito a creare grande il vino dei nostri territori, famoso poi nel mondo.
Le amministrazioni comunali di Poggibonsi, luogo in cui notoriamente è nato e vissuto, di Montalcino, dei comuni del Chianti Storico, con i tempi tecnici occorrono, potrebbero e dovrebbero dedicare una via alla memoria di Giulio Gambelli Maestro Assaggiatore.
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Purtroppo non ho avuto il piacere di conoscerlo di persona, ma ho assaggiato alcuni dei suoi vini e sono davvero in accordo con Stefania che sarebbe bello berne una bottiglia, magari un bel Pergole Torte, questa sera in suo onore.
Il mondo del vino ha perso un grande, ma speriamo che la sua anima oltre che a farsi sentire nel sangiovese, si senta in qualche suo seguace.
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riprendo quanto scritto da Andrea@: sarebbe bello dedicargli qualcosa di pubblico, sì. e mi piacerebbe anche leggere un albo in cui vi fossero tutti i vini a cui ha dato vita e le loro storie. forse carlo macchi potrebbe pensarci…
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Sarebbe giusto dedicargli una piazza, a Poggibonsi e a Castellina. Se non a lui, a chi?!
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A Vertine non ha mai operato, ma nel comune sono state molte le aziende con cui ha avuto rapporti e creato ottimi vini, a Radda ha contribuito a creare un mito con Montevertine, a Castellina poi ci sono rapporti che si perdono negli anni e negli scaffali di vino pregiato.
I comuni del Chianti dovrebbero essergli molto riconoscenti così come la sua città natale e Montalcino.
Proverò a segnalare l’idea all’amministrazione comunale locale, certo e convinto di trovare sensibilità all’idea di una via intitolata al Maestro.
@ Simona
con lui nasce e finisce tutto, un palato e un genio inimitabile affinato dall’esperienza e dal tempo.
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Bella l’idea di istituire un albo con i vini con le annate e le aziende VERE in cui Giulio Gambelli ha realmente fatto il vino.
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Che Giulio a caccia facesse piu’ padelle che prede non e’ vero. Sparava ma di molto bene. E non me l’hanno raccontato: siamo andati insieme a caccia per piu’ di vent’anni, fino a quando ha potuto. Solo che, secondo il suo stile, non sottolineava i successi propri e le padelle altrui.
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La dolcezza del personaggio sta anche nel rimanere semplice pur essendo grande.
Si Alessandro, mi hai colto in fallo e hai ragione, perchè in risposta al commento lasciato da Michele Braganti mi sono limitato a mettere solo il cappello di un discorso più ampio che scivola in aneddotica lontana nel tempo con stupendi battutisti di poche parole e molta gestualità come lo erano il Maestro e Gino, anche lui bel personaggio del vino,che prima di dedicarsi all’assaggio dalle botti si bezzicavano bonariamente su padelle, fagiani, lepri e poi all’unisono chiedevano notizie sulle prede del un parente di un ragazzino di bottega in una fattoria che adesso purtroppo non esiste più.
Il Maestro era un fuoriclasse, e di aneddotica da qui in avanti se ne sentirà arrivare tantissima da ovunque per tanti motivi.
Restano i suoi vini a parlare e resta il ricordo di chi gli ha voluto veramente bene e a questo punto si spengono i riflettori (io per primo) e si conservano gelosamente i ricordi per non entrare nel circo “io l’ho conosciuto, io c’ero, a me ha detto…” e si lasciano le parole a chi effettivamente gli è sempre stato accanto…. la famiglia, il Macchi, i Marrocchesi, i Manetti, il gruppo dell’Isvea, te, il gruppo storico delle sue aziende……
Un caro saluto Alessandro.
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