Due mesi fa, in accordo con il gruppo degli amici Storia ed Arte, presentammo al Sindaco Fabrizio Nepi, la situazione della antica chiesa di San Vito, seguì un incontro con la dirigenza dell’Azienda San Felice.
L’esigenza era quella di realizzare interventi, anche di minima, ma tali da allontanare le piante infestanti, ripristinare la campana e mettere in sicurezza l’architrave della finestrella superiore.
San Felice prese l’impegno per Dicembre e in questi giorni, con puntualità non usuale sono cominciati i lavori.
Vi era certamente un fattore estetico, le piante, in gran parte rovi, ma anche sanguinelli a fusto legnoso, oltre l’edera e un fico, coprivano forse per tre quarti la chiesa, ma non era l’unico problema.
Come si vede le piante, anche i fustarelli si sono insinuate, a partire dalla radice, in vari punti delle murature ed in qualche caso hanno causato delle sbreccolature verso l’esterno.
L’edera è stata tagliata alla base, per l’asportazione bisognerà segare a livello gronda, strappare ora sarebbe un rischio per la copertura, ma sarà fatto in questa occasione.
Ricordo che la muratura di San Vito, almeno fino al bellissimo arco ogivale del portale, è originale del DUECENTO e che il resto almeno fin sotto la finestrella, risale al TRECENTO. Non sono molti gli edifici della Berardenga a poter contare su questa datazione.
Insomma è un monumento e in quel punto o forse più a valle, già nel 715 viene ricordato un oratorio di San Vito, proteggerlo è un nostro dovere, valorizzarlo, pure.
San Vito fu edificio religioso (anche non cristiano) in epoche precedenti, come dimostra la scoperta della stipe votiva di un tempio, risalente al I° sec. a. C.
Che dire, i lavori vanno spediti, e grazie alla proprietà, al Sindaco che è intervenuto, alla convinzione del gruppo Storia e Arte di Castelnuovo, qualcosa di buono si comincia a vedere.
Mi auguro che anche questo serva a risvegliare le coscienze, ad acquisire una nuova consapevolezza sul valore di certi luoghi, a capire che non tutto è perduto a non abbandonare l’obbiettivo se questo rappresenta la cosa più giusta per tutti.
Un amico di grande cultura mi disse un giorno che facevo bene a seguire certi sogni, ma che forse era una battaglia di retroguardia, mi colpì molto, non capii e ancora oggi non ho capito, ma non è solo per la scarsa perspicacia, è perché mi rifiuto di pensare che l’essere umano, fatte salve le esigenze primarie, lasci deperire la propria memoria storica, la conoscenza dei fatti, gli edifici monumentali, così perderemo definitivamente la possibilità di dare un senso alla nostra stessa esistenza.
Per ora va bene così, San Vito che fu culla e riferimento per tante persone, stà rivedendo la luce, alla fine dei lavori resoconterò con immagini. Per il futuro vedremo.
Fonte: Le nostre orme Castelberardengo.