Da quella mattiina infausta, sono passati ben 78 anni e Vasco all’epoca era già un ragazzetto fatto e ricorda in modo indelebile come l’arrivo dei carri armati neozelandesi, lasciava presagire la fine del tallone dell’occupante tedesco (la Brigata Goering) e un barlume di gioia con la Liberazione.
La popolazione era rifugiata nei fondi della chiesa, in corrispondenza dell’Orto del Prete, il quale iniziò a dire che era finita e che dovevano uscire dal rifugio.
I tedeschi dalla collina di fronte del Vallone, a poca distanza in linea d’aria da San Donato in Perano, vedevano la scena e il brulicare di persone.
Lì avevano una batteria di cannoni che iniziarono a martellare Vertine con un fitto bombardamento, macinando la parte superiore del paese, tutto intorno alla chiesa. Quando l’Ucraina eravamo noi.
Cinque morti, quindici feriti, un paese disfatto, una persona che a distanza di quel cannoneggiamento, per i postumi delle schegge, perse la vita in giovane età, dopo averla data a tre bambini.
Una ferita che riga il volto di lacrime anche oggi. Fonte: Il Cittadino.