Come più o meno diceva Woody Allen: “Ci sono cose peggiori della morte, come passare una sera con un assicuratore o un turista gringo pilota di drone”.
La noia che lo consuma, il troppo avere, il poco fare, l’indicare con il ditino tutto ciò che luccica, per poi dedicarsi ad altro, dopo pochi secondi di concentrazione, alla ricerca di qualcosa che desti un minimo di banalità su cui volare come un gazzilloro verde su un hamburger gigante.
Quando gli Etruschi fondevano metalli, costruivano città, dedicavano odi e gioielli di rara raffinatezza alle proprie amate, questi barbagianni annoiati si dipingevano la faccia di blu.
Ingenti i danni prodotti da pellicole quali: “Sotto il sole della Toscana“, dove gli indigeni pare siano comparse su un set, relegati al ruolo di elfi nei boschi e nei casi più critici, camerieri genuflessi, servi inutili e privi di immaginazione, che hanno solo per motto: “Porte aperte a chi porta”.
Il turismo dei ribolliti al burro di arachidi e del cappuccino che accompagna la fiorentina.
Questi comportamenti e questo tipo di turismo hanno stancato, pare che questa gente si comporti come se venisse in una colonia solo perchè pagano.
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Tutto è predisposto per avere questo tipo di turismo maleducato e invadente.
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Mi rincresce non poco darti ragione, purtroppo, è una monocoltura che come la vite, il Monte dei Paschi, gli indotti dell’Università, la Provincia, l’ospedale, le varie confraternite artigianali e agricole. Anestesia totale su tutto quello che è uno sguardo oltre il minuto prima, ma va bene così, avanti con questi marrani ricchi e irrispettosi, sono loro il futuro, non i ronatici amatori conservativi.
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