
Da una conchiglia di nebbia, illuminata da un rarissimo raggio di sole, prende vita e forma la sagoma familiare di tanti sassi appoggiati gli uni sugli altri, dando forma di scheletro e osso a un castello rampicato sui poggi.
Alcunchè di Venere bionda o di Monna appollaiata sui davanzali, niente lenzuoli ad asciugare, viti gnude, poche ulive sulle piante, eppure Vertine c’è, rinfrancato nel suo essere dallo spirito comunitario e combattente, forgiato da assedi nel corso dei secoli, siano di aragonesi, spagnoli, papisti.
La nebbia che si dirada, non riesce a rapire la fragranza di rondine, del sangiovese nei tini e la fame felina dei gatti del Pipa.