Le parole sono di Gherardo Colombo (ex magistrato dell’inchiesta Mani Pulite), che insieme a Piero Grasso (Procuratore Nazionale Antimafia) Giancarlo Santalmassi e Francesco La Licata (giornalisti), all’interno della Festa del Documentario diretta da Luca Zingaretti, nella Sala del Mappamondo del Palazzo Pubblico di Siena con la meraviglia della Maestà di Simone Martini a fare da sfondo al dibattito ” Democrazia, legalità e regole nel paese della logica capovolta”, rispondeva alla domanda se vi fossero delle possibilità di cambiare e trovare una speranza per questo agitato paese.
Luca Zingaretti emozionatissimo ha trovato posto in piedi accanto ai tesi e vigili uomini della scorta del Procuratore Grasso, luogo e posto naturale per chi esercita le funzioni del Commissario di Vigata.
Due ore e mezzo volate fra punte di commozione e riflessione stimolate dai giornalisti Santalmassi e La Licata e squilli di cellulare fitti di un famoso cronista locale……..
Silenzio pesante mentre il procuratore Grasso narrava ricordi personali legati ai giorni, agli istanti che precedettero la strage di Capaci, un silenzio rotto poi dalla commozione di un lunghissimo applauso.
Una fotografia di un paese in cui il disinteresse e la scarsezza di partecipazione senso civico ci sta facendo ingoiare di tutto nell’indifferenza totale, nei soldi che tutto anestetizzano e sono soluzione a qualsiasi problema, qualunque modo arrivino.
Il Procuratore Grasso ha speranza e una forza innata nel credere che tutto si possa cambiare nonostante qui non si comprenda più dove sia il bene o il male, dove nero e bianco si fondono in un infinito grigio impenetrabile, dove muri di gomma si presentano di fronte a chi cerca sempre e comunque di fare le cose in regola mentre spregiudicati osano, mordono quasi certi che o il silenzio o i tempi lunghi della giustizia facciano finire le cose nel dimenticatoio.
Parlare, scrivere, fare……………….. proviamoci.
Sono una calabrese che la mafia l’ha vissuta sulla sua pelle e procuratori antimafia ne ho visti avvicendarsi e cambiano i volti, ma non i loro discorsi. Parole e poi ancora parole.
Forse noi abbiamo patito troppo, forse noi abbiamo troppi morti da piangere e troppi delitti senza paternità da metabolizzare per emozionarci per delle parole anche se belle e cariche di emotività. Il procuratore antimafia Boemi in una intervista ebbe a dire come attraverso la massoneria si “aggiustano” i processi di mafia e tante altre verità ma tutto finì nel dimenticatoio collettivo che in un primo tempo definiva la mafia una invenzione giornalistica della sinistra e ci vollero 350 morti in un anno per parlare di un problema mafioso e poi dissero che era stata debellata, ma nelle nostre strade si continua a morire di mafia e poichè l’interlocutore della mafia è lo stato per distruggerla bisogna aver la forza di azzerare strutture che fanno da anello di congiunzione tra stato e mafia.Per quanto rigurada i gionalisti mi sento di affermare che sino a quando l’informazione non sarà soffocata e gente come La Licata dirà la verità alle genti noi potremmo sperare di avere un santo in paradiso che non faccia parole ma fatti. Angelica
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A queste latitudini già parlarne è un successo secie con una sala gremitissima e attenta come quella di ieri.
Può darsi dalle tue parti le parole suonino come già sentite mille e mille volte, ma qui non lo sono ed è bene che la gente esca da un incontro del genere sul da farsi e su come posizionarsi nel quotidiano con i soliti rapporti di indifferenza o “è sempre stato così”.
Le cosche locali qui si occupano solo di produrre denaro nel modo più semplice e antico: inculando il prossimo, facendo affari e costruendo, ma lo fanno senza i gesti estremi delle pallottole, ma non per questo sono meno pericolosi, dato che gli ostacoli li affrontano con l’infamia riportata in bocche di galoppini arruolati nemmeno a denaro ma per mente fragica.
E’ tutto un grande sud privo di fondamenta, ma nella serata di ieri le tante persone che c’erano un seme lo possono lanciare e coltivare.
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