Vasco freme e non sta più nei pedali, cerca in tutti i modi di entrare nella muta da ciclista eroico dell’anno precedente e sospende per qualche tempo la speciale dieta in bianco con base di rigatino e soppressata, concentrandosi sui fichi.
Teo non se la piglia e giace nei mattoni freschi all’ombra, mentre Pasqualino, munito si seggiola si siede a ore in contemplazione davanti ai suoi filari di sangiovese, guardando il sole che carezza l’uva e sentendo il grado zuccherino che aumenta.
Poco più avanti, nelle vigne giardino della Tenuta Perano, è tutto un raspare: una corsa contro il tempo per sfogliare l’uva e metterla al sole, farla asciugare in caso di intemperie, con eolatico movimento dell’aria.
A sole appena alzato l’arrivo di un gruppo di ciclisti bolognesi, meravigliati dal fatto di aver trovato un indigeno a piedi che fa il turista a casa propria.
Da qui a ottobre, il Chianti è pronto a incendiarsi in una mattanza spropositata di colori.