Il favino da sovescio

Come è noto, le fave, hanno la virtù di fissare nelle radici l’azoto atmosferico in quantità che varia fra i cento e i duecento chili per ettaro.
Questa efficace concimazione azotata viene pressochè gratutita mietendo costi di trasporto, manodopera, elimazione dei sacchi del concime organico o meno.
Si preferiscono leguminose di semina autunnale come il favino appunto, ma non sono da disdegnare nell’arricchimento del terreno anche il trifoglio e la veccia, oltre al lupino che però non va bene nei terreni ricchi di calcare, il che esclude il Chianti.
Il miglior momento per il sovescio o la sfalciatura è nel momento in cui la pianta è in fiore e il frutto non assorbe le energie rilasciate nel terreno.

E’ consigliabile l’uso del favino anche per l’arricchimento di terreni nei quali si vogliono impiantare o reimpiantare vigneti al posto della letamatura che comporta mezzi, tempo, trasporti ecc.

Questa voce è stata pubblicata in Arte e curtura, Chianti Storico, fare vino, Fotografie 2018, La porta di Vertine e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

2 Responses to Il favino da sovescio

  1. Pingback: Diserbante della Berardenga: usi ed abusi - Il Cittadino Online

  2. Pingback: Diserbante della Berardenga | Andrea Pagliantini

Lascia un commento