
Se la linea ferroviaria non fosse mai esistita, Giosuè Carducci non avrebbe potuto vedere a Bolgheri “I cipressi alti e schietti” e la cipressizzazione selvatica del paesaggio toscano ne avrebbe tratto grande giovamento.
E se il vagone letto che la notte del 29 ottobre portava Mussolini a Roma da Milano, mentre arditamente meditava se raggiungere in tutta fretta la Svizzera o andare a Roma, fosse deragliato, la produzione di olio di ricino avrebbe avuto un brutto calo.
Il trena entra prepotentemente nei sogni dei giochi dei bambini e nel quotidiano dei pendolari e delle prime gite al mare, nella realizzazioni di scali merci e passeggeri per le campagne o nei borghi dove si affacciano le prime industrie.
Entra nelle vite di chi il giorno prima è stato rapato quasi a zero per l’anno di servizio militare con le lunghe tradotte di ore per le licenze e per il rientro nelle caserme.
Entra nella storia per il furto di opere d’arte e di persone operato dai nazisti ed entra nella campagna quieta che vive lungo i binari, un paesaggio da ammirare e scorrere dai finestrini scambiando due parole come si era usi un tempo con gli occasionali compagni di viaggio e di percorso.
Le trasferte emozionanti per raggiungere un amore lontano o solo per vedere luoghi e volti nuovi dal quotidiano.
I nuovi treni ad alta velocità che scorrono lungo le autostrade e superano le macchine al doppio della loro forze e che hanno cambiato abitudini e modo di muoversi.
Di tutto questo e molto altro si parlerà venerdi 17 novembre alle ore 18 alla Libreria Mondadori di Siena (via Montanini 112) con Enrico Menduni, viaggiatore e autore del fresco libro di stampa “Andare per treni e stazioni”, introdotto da Stefania Pianigiani e Maurizio Boldrini.