Una fitta serie di appunti che sono il resoconto di un colloquio con un agricoltore della campagna senese. Uno sfogo dignitoso ma amaro, sintetico e sincero, mentre è in coda per adempiere ai soliti formalismi burocratici che con rassegnazione mettono il lavoro e la vita delle persone incesellati in poche colonne su qualche modulo.
Arare, seminare, difendere, pulire, raccogliere, trasportare il grano nelle ondulate distese conseguenza del ritiro del mare e di secoli di lavoro per rendere fertile l’argilla o strappare alle pendenze dei piani da coltivare.
“La campagna è dura e non c’è la buona educazione di far campare chi ci si piega” dice con un filo di voce l’anziano coltivatore. “La prospettiva è quella di capire che senso ha seminare se poi non si ripigliano nemmeno le spese, un campo di fave è stato distrutto dai cinghiali, (come l’anno scorso), gli ulivi sono brucati dai daini e non producono più”.
Come molti agricoltori della campagna senese il grano lo conferisce al Consorzio Agrario di Siena che lo paga fra i 15/18 € a quintale.
Il Consorzio Agrario di Siena trasforma il grano in pasta che rivende al pubblico in pacchi da mezzo chilo da 0,89 € per la pasta normali o i 2,45 € di un pacco, sempre da mezzo chilo di maccheroni. Del prezzo del pane, meglio non parlare.
Con 4 chili di tagliatelle si raggiunge il prezzo che un agricoltore prende per un quintale di quel grano che il Consorzio Agrario è fiero di esibire sulle confezioni della pasta.
“Quando si avevano le pecore – dice ancora l’agricoltore – si riusciva a stare meglio, ma la vita era dura perchè bisognava alzarsi tutte le mattine alle 4 per mungere, ma il formaggio ci consentiva di avere qualche soldo in più, ma le cose da fare sono tante e le forze vengono sempre meno, per cui si è smesso con le pecore”.
Arrivano le navi con il grano forestiero e quella farina diventa la base dei prodotti italiani che poi vengono rivenduti nel mondo, mentre chi produce grano e si prende cura del territorio e del paesaggio non sa se seminare il prossimo anno, vendere il podere o abbandonare tutto perchè nessuno lo vuole comprare.









E’ una vergogna che speculazione e finanza siano sempre pronti a mietere sul lavoro e sulla vita delle persone.
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