L’escursione termica si prova stando sotto l’ombra di questo leccio è significativa delle sue dimensioni e della mole di persone nate, vissute e scomparse si è visto passare in pochi attimi del suo esser vivo.
Una notte d’estate del ’96 la base del leccio è fiocamente illuminata per un bacio donato da una donna appena sbocciata.
In questo lembo di Chianti del sud si rivolge a Siena sono passati molti spettatori di “Io ballo da sola” suggestionati dal fascino dell’Etruscany che diventa bellezza semplice vista con i propri occhi.
Liv Tyler non lavora nei circostanti vigneti di Brolio. E’ solo una star di Hollywood. Inutile sperare di trovarla sotto il leccio.
Sotto un leccio di simile imponenza, negli spensierati (e consumisti) anni ’80, ho girato uno spot pubblicitario che inquadrava un maiale (in realtà un’immensa scrofa) che brucava pacificamente per tutti i 45 secondi. Peccato che nello stacco finale apparisse il volto truce della storia – una salsiccetta di Fini (non quello che si candida!) – che si doveva immaginare proveniente dallo stesso maiale (inconsapevole).
Amo i lecci – anzi da milanese dovrei dire ‘adoooro’ -: alberi seri, longevi, tenaci e belli.
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Sempreverdi, che fanno tanta ombra e tante ghiande.
Degli anni ’80 mi mancano i governi balneari e Amintore Fanfani.
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