Cantina Ripoli Chianti Classico 2016

cantina ripoli chianti classico 2016

Sostiene Francesco Sarri di far vino “fra la lavatrice e il frigorifer0” per lasciar intendere che si tratta di una vinificazione non certo amatoriale, ma con tecnologie e spazi che non hanno niente a che fare con le cantine astronavi, Star Trek del vino.
Vasche di acciaio e soprattutto di cemento per la vinificazione e l’uso delle stagioni e del fine strato di acciaio per le sedimentazioni tartariche o la fermentazione del malico residuo se permane, nella primavera successiva.
L’umiltà di sapere che la parte più difficile e delicata del lavoro risiede nella vigna dalla potatura, alle incognite del clima, dalla rete per cinghiali e caprioli, al momento di fare o non fare un trattamento decisivo per le sorti dell’annata.
E infatti l’uva che compone il suo splendido vino arrivano da Radda e da Vertine, curata da persone in gamba che hanno il polso della situazione e conferiscono al Sarri il meglio del proprio lavoro, che lui vinifica con le vasche si è detto, una pompa, dei mastelli, dei tubi di diametro 40, una pressa elettrica che si carica a cassette e si svuota con la zappa o con il sempre agevole forcone.
La prima annata è un velluto che non ha la presunzione di stupire, ma che esprima beva, eleganza e piacevolezza nel pulire la bocca e nell’accompagnare le pietanze.
Sangiovese schietto, pratico, violaceo nel sapore e nell’olfatto, un sogno di una vita che sta diventando ottimo vino per i palati più esigenti. Fonte: Vinix

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2 Responses to Cantina Ripoli Chianti Classico 2016

  1. Avatar di Francesco Sarri Francesco Sarri ha detto:

    Grazie Andrea, di tutto. Credo che condividiamo lo stesso approccio verso quell’essenzialità e poche scarpe a punta 😉 che dovrebbe avere un vino, soprattutto se rappresenta la zona di cui parli spesso

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  2. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    Il tuo vino è senza dubbio una bella espressione del territorio da cui proviene, privo di scarpe a punta, ma che nel frattempo si sono riciclate anche in modo peggiore: nel contadinismo.
    L’andare in giro e per mostre con scarponi e calzoni sudici o sdruciti per far vedere di essere sul pezzo e per le vigne. A parole. Anche questi non sono da meno delle scarpe a punta.

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