
“Questo di sette è il più gradito giorno, pien di speme e di gioia , è un giorno d’allegrezza pieno, giorno chiaro, sereno”.
Il sabato del villaggio, scritto da Giacomo Leopardi nel suo ultimo periodo a Recanati, nel 1829, dove descrive un sabato sera in attesa della gioia della festa e della delusione per non avere mai un piacere raggiungibile.
Errore del poeta, questo piacere è stato raggiunto: la “Coppe” del sabato sera piena di luci, banchi, donnine, pandori, dadi e ossibuchi in offerta.
Passarci le giornate, far finta di aver fretta, riempire il carrello di ogni inutile cosa, iniziare con il rito mattutino del lavaggio e della pulizia interna della macchina, sbattere i tappetini e mettere l’alberino profumato.
Pettinarsi bene, vestito buono, raccattare la famiglia, perdersi in quel mare di carrelli per riempirli di acqua, croccantini del gatto e lettiere, dame di olio a tre euri al litro.
Starci fino a buio, passeggiando fra una barca di pandori e una piramide di Aperol.
Com’è dolce naufragar in questo mare, con la tessera dei soci.