
Di prima mattina, non era facile trovarlo in bottega, perchè spesso, nella tarda serata che tende alla notte era solito andare a mettere un “fermino allo stomaco” per poi ripartire con la riparazione di motori, che siano stati di vespa, ape o motosega.
Questo anche di sabato sera, quando i ragazzi dell’epoca andavano a chiudere la serata nella pizzeria di Radda e a tarda ora nell’officina c’era sempre la luce accesa sia che fosse estate, sia che fosse inverno.
Lì, in quei fondi posti sotto casa girava un mondo composito e divertente di persone che per una riparazione o per il gusto di fare due chiacchiere, si fermava da Libero e venivano fuori ricordi di sere d’estate passate nell’aia dopo battitura del grano, feste in campagna o giri a piedi da podere a podere d’inverno per rompere l’isolamento e togliere dal torpore le corde vocali con qualche castagna cotta nei grandi camini.
Libero era una persona radiosa e gioviale che parlava e scherzava con tutti, parlava persino con le motoseghe più capricciose che non avevano voglia di mettersi in moto: “Te sei di un amico che domani ti deve adoprare, sicchè ora vo’ a mettere un fermino allo stomaco e quando torno devi essere brava perchè non mi devi far fare brutta figura”.
Non per nostalgia di tempi migliori passati, ma per belle persone intinte di poesia.
Perche’ usi il tempo passato?
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Perchè Libero era il babbo di Massimo, attuale gestore di quella storica bottega e anche lui gran bella persona e genio dei decespugliatori, frullini per le olive, tagliaerba ecc. ecc.
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le vite schiette, che lasciano ricordi come questi, hanno speso assai bene il loro tempo su questa terra.
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