Sul lungo mare, ragazzi e ragazze arrivano in bicicletta, nonni e nonne camminano lenti portando per mano piccoli cuccioli desiderosi di costruire castelli o fare buchi nella sabbia.
Le mamme non fanno più l’uncinetto, non sfogliano giornalacci di pettegolezzi, non parlano con i vicini di sdraio, ma sono troppo occupate nel trovare la postura giusta per la foto da infilare in rete che ne risalti forme e abbronzatura.
Di rituale ci sono gli ombrelloni dai colori diversi a seconda del bagno, gli alternativi infilati in una tenda formata da teli e manca solo Bob Marley, i sirenoni che per abbronzarsi stanno ore a crogiolarsi al sole.
In tutto questo risalta la verace essenza del mare e della veranda appoggiata su pali nella spiaggia da cui a ben anusare si alzano in volo gli estremi principi del sedere davanti a qualcosa di buono e di fresco.
Il bianco di Pitigliano e l’insalata di mare più buona che c’è. Di una tenerezza commovente, di un sapore che lascia nel palato la voglia di tornare.








