Vertine nell’inserto fiorentino del Corriere della Sera in un articolo di Laura Villoresi

Alla scoperta di Vertine, uno degli esempi meglio conservati di architettura militare del Chianti. Le origini del castello che ancora stupisce per la sua conservazione muraria si pensano anteriori al Mille, ma nel XII secolo divenne feudo dei Ricasoli, e loro residenza nel periodo delle due guerre aragonesi (1452/1483), allora commissari nel Chianti per la Repubblica. Punto strategico e sede governativa della Repubblica, subì un notevole restauro nel XVI secolo.

Anche in questa oasi fortificata, fra i monti del Chianti, dagli anni Sessanta le cose sono progressivamente cambiate come nel resto della Toscana agricola. Quel senso di reciprocità che legava da sempre i bisogni della comunità rurale fino alla fine della mezzadria, aveva contraddistinto gli abitanti di questo luogo, poi confusosi nel corso del tempo. Negli anni Cinquanta, a Vertine e nelle case coloniche circostanti vivevano circa seicento persone, c’era la bottega e la scuola del paese (che fu chiusa nel 1965). Si stava bene, si facevano le feste del paese, ci si ritrovava per la merenda e quasi tutti gli usci di casa rimanevano aperti, o con le chiavi infilate nella porta. Le famiglie principali si contavano su una mano e molti lavoravano per la fattoria di Meleto, qualcuno per Vistarenni. Anche il palazzo di Vertine era abitato da contadini; adesso è un’elegante B&B in mezzo al bosco, da cui si ammirano vigneti e oliveti, di proprietà della famiglia Trissino Debiré, artisti arrivati da fuori a metà degli anni Ottanta.

Poi molti hanno scelto lavori diversi nel vicino Valdarno, a Poggibonsi o nel Fiorentino. Il lavoro nelle fabbriche attirava di più, come le case, più confortevoli e in altri luoghi. Basta pensare che nel borgo, l’acqua fino a metà degli Settanta, non arrivava. Nella chiesa di San Bartolomeo (risalente al XI secolo ma con facciata neoromanica dei primi del Novecento) il prete non è più fisso dal ‘78. Oggi, come accade in tanti luoghi rurali, si reca a Vertine per la messa solo in alcuni giorni dell’anno, come per la domenica delle Palme o i per Santi, e la proprietà è di Spaltenna, il resort a cui appartiene anche il torrione rettangolare.

Verso la fine degli anni Ottanta, (ma soprattutto dai Novanta) è cambiato anche il turismo che si è inserito nei nuovi residenti del borgo, fino a quel momento proprietari di seconde case, ma sempre culturalmente amatori e conoscitori del luogo. Un fenomeno che, raccontano anche a Vertine, è stato un processo inevitabile; anche qui, dove i residenti oggi non arrivano a una ventina e il sole di primavera batte sulle mura del borgo medievale di alberese. E chi, per esempio, per i motivi più diversi, oggi vive nella buca sotto Vertine, come il papà di Andrea Pagliantini (che ha sempre lavorato in agricoltura ed è autore di un blog seguitissimo  ) cui si prende cura di questi luoghi, ormai pensionato e con una vita vissuta a Vertine, qui ci torna quasi tutti i giorni. Sarà per «quel senso libertario e, allo stesso tempo, di appartenenza particolare» che si respira, anche nei confronti di territori vicini, come dice Andrea. Tanto da (sentire) e definire Vertine «come la diciottesima contrada».

Appena prima di entrare nel borgo, sulla destra si può scendere verso i campi (che tutti hanno sempre tenuto bene perché accesso ai vari terreni) di olivi seguendo un viottolo che arriva alla fonte. Da lì, tagliando la collina e un po’ di bosco la vista è aperta sulla vallata che decresce sulle colline di vigne; lì si chiude anche la via. Ma lo sguardo, che prosegue, arriva dritto al castello di San Donato in Perano, verso Radda.
Laura Villoresi

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0 Responses to Vertine nell’inserto fiorentino del Corriere della Sera in un articolo di Laura Villoresi

  1. Avatar di Francesco Sarri Francesco Sarri ha detto:

    A domenica caro Andrea… per ammirare la bellezza di Vertine 🙂

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