Funghi gnomi dei boschi e l’inaugurazione della Scala di Milano

Per Sant’Ambrogio sotto il tetto del Teatro alla Scala non trionfano l’arte, la musica la cultura ma la banalità del male, del potere finalizzato a fare ciccia, dell’ipocrisia, delle scarpe a punta coi risvolti d’ermellino dell’apparire. L’infidissima compagna Mosca Olearia.
Come direbbe il Perozzi: bischeriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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0 Responses to Funghi gnomi dei boschi e l’inaugurazione della Scala di Milano

  1. Avatar di silvana silvana ha detto:

    No, caro Andrea, no. C’è la solita passerella all’inaugurazione della Scala, ma è un bruscolino da gossippari da giornaletti. Ma il Fidelio, la Grande Musica, i grandi Maestri e la Cultura, quella capace anche di contraddirsi ma che sempre dialoga, sono i protagonisti veri di questo appuntamento con il Santo Ambrogio.
    Quello che branchi di politici (vecchi e giovani!!) affamati di soldi e i loro succedanei e gregari – tutta gente guastata e quindi corrotta dal miraggio dei soldi facili degli appalti bastachesia – sono ormai infiltrati ovunque, è una sacrosanta verità; ma quella è gente che non ha niente a che fare o spartire con l’eleganza, quella vera, che viene dedicata alla serata per celebrare un’apertura. Quelli stanno alla Scala (al Fidelio, a Baremboim, a Beethoven e persino alle signore eleganti e ingioiellate per celebrare l’occasione) come la mosca olearia (e i taroccatori dell’olio) e in genere quelli dei soldi facili, stanno all’olivo e ai suoi frutti!

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  2. Avatar di andrea Andrea Pagliantini ha detto:

    Che c’entra tutto quel letame con la cultura?
    Si spengono i riflettori, la musica, il teatro, la pttura, la fotografia, la scultura, il cinema, la scrittura affogano nell’indifferenza e in un paese malato solo di soldi. Di come arraffarne più possibile e farla franca.

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  3. Avatar di mauro mauro ha detto:

    Brutta bestia la Mosca Oearia

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  4. Avatar di Michele Braganti Michele Braganti ha detto:

    Si può andare a teatro anche senza essere ingioiellati….è la cosa triste….è’ una gara a accaparrarsi i posti migliori non tanto per chiudere gli occhi e ascoltare la musica ma per far quel cazzo di passerella…per farsi riconoscere e farsi invidiare….era prima ed è’ adesso…la tipica inutile spocchia meneghina…che fa ancora più triste oggi che di soldi ce ne sono ancora meno…vaia vaia vaia

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  5. Avatar di silvana silvana ha detto:

    la passerella è un rito che può pure avere risvolti ‘biechi’, esagerazioni (v. i soliti personaggi un po’ squallidi), ma perché non ingioiellarsi? Ovvio c’è in circolazione un bel po’ di cattivo gusto (arricchiti facili, concussi, corrotti, eccetera), ma c’è ancora un bel po’ di buona borghesia che ha guadagnato con il lavoro, mica solo ladri …. e il Fidelio è Grande Musica.
    A teatro in jeans stanno bene i ragazzi alle matinée. Una prima alla Scala è sempre una prima alla Scala, e le contestazioni (a volte sacrosante, soprattutto se rivolte a certi figuri) ne fanno parte. Spero – cari compagni – che non pretenderete che si apra la stagione dell’Opera in maglione e infradito. Perché, anche lo smocking, quando ce vo’ ce vo’!

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  6. Oh Pagliantini, che te li sei fumati quei funghi per scrivere una cosa del genere ovvero che “Per Sant’Ambrogio sotto il tetto del Teatro alla Scala non trionfano l’arte, la musica la cultura ma la banalità del male, del potere finalizzato a fare ciccia, dell’ipocrisia, delle scarpe a punta coi risvolti d’ermellino dell’apparire. L’infidissima compagna Mosca Olearia. Come direbbe il Perozzi: bischeriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”????
    Io ieri, festività di Sant’Ambroeus, santo patrono della mia città, unica città europea d’Italia, non ho partecipato alla Prima solo perché non ho trovato il biglietto in tempo. O meglio l’ho trovato ma a prezzi da strozzinaggio e ho rinunciato. Ma con il cuore ero lì, a godermi l’arte, la musica, la cultura rappresentate dal Fidelio di Beethoven (leggi se ti va il mio intervento “politico” su Vino al vino di due giorni fa http://www.vinoalvino.org/blog/2014/12/ripartire-dal-fidelio-per-urlare-al-mondo-la-nostra-sete-di-liberta.html ) anche se poi sono rimasto, incantato, davanti agli schermi di Rai 5 a godermi, bevendo una bottiglia di Champagne, la prima.
    So benissimo che tra quel pubblico che ho definito “vippume” (ca..o, ci hanno messo una vita a scongelarsi e ad applaudire le prime bellissime arie a 4 o a due o tre che il genio di Bonn ha disseminato nell’opera), c’era anche un démi monde con il quale non ho e non vorrò mai nulla a che fare: dalle Valerie Marini ai Passera ai Maroni e compagnia cantante.
    Ma tra il pubblico di ieri, anche tra il pubblico della da te tanto vituperata Prima scaligera, c’erano anche e soprattutto, vestiti eleganti come il buon gusto comanda, siamo alla Scala e non ad un teatrino della provincia senese, fior di appassionati della musica, signore ingioiellate i cui mariti magari sono seri imprenditori che hanno fatto i soldi e pagano le tasse a questo Stato ladro, e che non devono vergognarsi di essere ricchi e di creare ricchezza.
    O vuoi dirmi che tu piuttosto che trovarti dentro alla Scala a godere il Fidelio preferivi star fuori insieme alla teppaglia rossa dei cosiddetti “antagonisti” dei miei corbelli?
    Ti so persona di gusto e non posso credere che sia così, che tu spari, demagogicamente, qualunquisticamente, à la Grillo (e non é un complimento il mio) su una Borghesia che come accade tranquillamente in tutte le grandi città del mondo si gode la prima della stagione di un grande Teatro conosciuto in tutto il mondo. E che credo, per farlo, non debba chiedere il permesso né a te né a me, ne a nessuno.
    E non tirarmi in ballo le disuguaglianze sociali. Ho 58 anni e ci vedo abbastanza bene per vederle e sapere che ci sono, ma non per questo mi converto al pauperismo più triste. E sai cosa farò stasera? Mi stapperò un’altra bottiglia di Champagne (per scriverne) e per brindare anche a te “compagno” Andrea!

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  7. Avatar di Franco Ziliani Franco Ziliani ha detto:

    e bravo Michele! un altro esponente di quella che chiami “tipica inutile spocchia meneghina” ti saluta

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  8. Avatar di Michele Braganti Michele Braganti ha detto:

    Caro Franco, ti accalori perché ho toccato Milano, guarda ti capisco essendo fiorentino da generazioni, capisco l’attaccamento alle tradizioni,noi fiorentini che del provincialismo abbiamo in parte fatto la nostra bandiera,anche quando vi abbiamo prestato un certo Leonardo Da Vinci,il senso del mio discorso era pensavo si capisse,l’ostentanzione fine a se stessa, che si cela dietro a una prima alla scala come in una verticale di Soldera…spostando l’argomento sul vino ma il senso credo sia lo stesso,mi sembra che ci sia una deriva a chi spara più in alto ormai se non si supera abbondantemente i 1000€ e non si mettono le foto ovunque dai social al cruscotto della macchina non sei ritenuto un enofighetto come Dio comanda…è tutto ciò mette in secondo piano il vero senso del vino e della passione che racchiude una certa bottiglia.Beh, con la prima alla scala non è’ che sia differente del pubblico presente son convinto che forse il 10% era lì per godersi l’opera…è la spocchia meneghina,era rivolta a quello….poi se la devo dire tutta i più spocchiosi siamo noi fiorentini….ma a ragione ritengo…abbiamo diffuso l’uso delle posate nel mondo

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  9. Avatar di silvana silvana ha detto:

    Sì, ci sono fiorentini spocchiosi, e milanesi, e romani eccetera; ma ci sono anche altri. Perché catalogare come fosse l’Ikea? Vabbè che ora va di moda la Lega e la LePen, con conseguenti barriere alzate nei con fronti dell’altro, però mi pare che sia esagerato catalogare a questo modo.
    Resta la musica, la Grande Musica … poi se la Valeria Marini sfila … si sa ce n’è dappertutto di tipi del generone. Ma è proprio l’idea di castigare l’inaugurazione della stagione operistica che non capisco. Né, come ho scritto, condivido.

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  10. Avatar di Franco Ziliani Franco Ziliani ha detto:

    hai proprio detto bene Michele, ottimo produttore di Chianti Classico del mio cuore: “noi fiorentini che del provincialismo abbiamo in parte fatto la nostra bandiera”.
    Mi spiace dirlo ma il post di Andrea ed il tuo intervento sono intrisi di un tale provincialismo, che non é nemmeno più sano campanilismo e orgoglio toscano, ma provincialismo un po’ becero, che sgomenta.
    Viva la Scala, viva Beethoven, evviva il Fidelio!

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  11. Avatar di Andrea Pagliantini Andrea Pagliantini ha detto:

    Ho la sensazione di uvetta e canditi tirati sulla pelle tramite archibugi spagnoli disseppelliti dalle pagine del Manzoni all’uso di non dire più quanto Milano sia stitica o quanto avverto che lo sia 🙂
    Con Milano non ho niente in comune, nascono li tante tragedie e misfatti storici che caratterizzano la vita del paese a cedenze ventennali.
    E ora che il Manzoni è venuto a risciacquare i panni a Rignano sull’Arno, non c’è dubbio di un nuovo ventennio in cui non sarà importante capire, ma assistere alla finale di coppa UEFA della Fiorentina.
    La cultura in questo paese che ha il più vasto patrimonio storico del mondo non permette di vivere degnamente.
    Scrivere, recitare, dipingere, amare, suonare, coltivare, modellare, capire, difendere, sono verbi all’infinito che non ci è consentito coniugare perchè siamo ridotti al rango di numeri e grafici, non di persone, imboniti dalla crudeltà della cronaca nera, del pallone a tutte le ore, del finto mito dell’avere e non dell’essere.
    La Scala di Milano è musica, cultura, Italia, una delle poche realtà che ci da lustro, mentre il Maggio Musicale Fiorentino è commissariato, L’Enoteca Italiana a forza di riempirla di politicanti a fine mandato sta per schiantare ecc. ecc. ecc.
    Della buona borghesia laboriosa e industriosa non vi è traccia all’inaugurazione dell’annata canora. Scava ogni giorno trincee di resistenza per non soccombere fra cannoneggiamenti di commesse non pagate (spesso da parte di enti statali) burocrazia inutile ma onnipresente, imposte inviate da batterie locali, regionali, nazionali.Mentre i grandi gruppi lastricati da contributi statali a pioggia, trasferiscono la sede all’estero.
    Come nel vino. Nelle iniziative, degustazioni, presentazioni, assaggi, video, pseudo informazione, dove tanti soggetti gravitano pretendendo di sorreggersi su un prodotto fanno coloro che prendono il vento di tramontana in faccia come soffia stamani.

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