La sceneggiatura e la regia di questa degustazione di vini bianchi prodotti nella terra dei grandi rossi è di quella rosellina di Angela Fronti che ha unito raddesi con uve e opinioni diverse insieme a vini di altri territori ed esperienze come San Gimignano, il Procanico di Castiglione in Teverina (VT) e un casentinese eretino.
Le note di degustazione più lunghe scritte in corso d’opera riguardano il bianco de L’Erta di Radda che vince per distacco questa non gara fra espressioni diverse.
Tenuto conto che l’aperitivo delle sette di sera con due bruscolini d’accompagnamento è cosa da milanesi alla ricerca di sapori galanti e vini senza la spina dorsale acida che li sostiene, il bianco de L’Erta è il vino che meglio si sposa a tavola con quanto si ha voglia di metterci sopra.
Ruspante, raspante, salino, cacioso di lieviti e fecce in sottofondo. Veramente buono questo vino di Diego Finocchi fatto mezzo di trebbiano e malvasia.
Trappolini con il Procanico lascia nel dubbio se il mirto e alloro che rimanda al vermentino sia opera del vitigno o del terreno vulcanico su cui poggiano le viti.
Cappella di Sant’Andrea Vernaccia pulito, armonico ma anche molto aromatico.
Caparsa il vino fatto per bere senza tanti discorsi d’antan.
I vini nelle foto sono inseriti in ordine di degustazione.