Per un Chianti eroico e decomunistizzato

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Bisognerebbe rileggere George Orwell, ma per fortuna mancano poche settimane dalla Liberazione di quel Terzo di Chianti tenuto in ostaggio economicamente, socialmente e politicamente da una visione antistorica del mondo e delle cose da fare.
E’ un posto strano il Chianti, dove da quando nella metà del Cinquecento cessò di essere terra di confine fra due mondi e Stati contrapposti (Siena e Firenze) finì di essere strategico e per anni si è retto in un ordine immutabile delle cose suddiviso fra padroni, servi dei padroni e tutti gli altri.
Per uno scherzo della storia, c’è stata un’appendice stravagante e per fortuna un’onda libertaria e innovativa sta per travolgere quella muffa.

Un’onda fatta di risorse rette, limpide e illibate che hanno smesso di amare se stessi come nessun altro al mondo (Lega della Mela destra dei calzoni o del Salvadanaio) e per un attimo ha deciso di occuparsi della cosa pubblica come se fosse un’appendice della propria esistenza
C’è da capire dove inizia e finisce il se stesso, ma di questi tempi l’importante è mettere gli ideali al riparo del conto corrente, perchè se non c’è guadagno, è rimessa sicura.

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