Giuseppe Gavazzi, opere in mostra al Santa Maria della Scala

Arzillo come un grillo – armato di motosega elettrica – si inerpica sulla materia legno – e con sciabolate precise e mirate – toglie l’eccesso e modella figure, cesella volti, conia stati d’animo e sogni notturni di quell’universo che è l’essere umano nelle infinite sfumature della vita.

Sfumature della vita che possono essere riprodotte con la scala gerarchica dei colori riprodotti dalle essenze minerali e vegetali della terra e racchiusi nell’essenza di una scala cromatica in crescendo, racchiusa in una infinita quantità di barattoli di vetro ex marmellate, macerazioni o conserve.
La ricetta il cui risultato finale produce il colore nelle infinite sfumature, la pietra miliare o il bivio di un’opera di un qualunque materiale che prende la luce nella mente e le mani mettono in opera.

Giuseppe Gavazzi è un grandissimo restauratore di opere d’arte, il suo curriculum è infinito come quello di un grande doppiatore del cinema che presta l’infuso della sua voce a chi con il suo idioma ha già creato l’opera, ma la deve rendere comprensibile e durevole nel tempo.
Simone Martini, Ambrogio Lorenzetti, Benozzo Gozzoli, il Sassetta, Beccafumi, il Sodoma ecc. sono gli artisti le cui opere sono state rigenarate e spedite al futuro dalla maestria di Giuseppe Gavazzi, il cui lavoro è pari a quello di Emilio Cigoli, Gualtiero De Angelis, Pino Locchi, Giuseppe Rinaldi, Renato Turi, Arturo Dominici, Corrado Gaipa, Cesare Barbetti, Ferruccio Amendola e tanti altri, nella storia del cinema, i cui personaggi – con quella voce – sono colonne della memoria.
Gli strumenti, i colori… le poche parole mai banali e a caso di Giuseppe Gavazzi, sono in mostra al Santa Maria della Scala di Siena fino al 25 febbraio

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